Che nelle grotte circoli aria è cosa nota a
tutti. Tra i differenti ingressi si instaura infatti una circolazione
convettiva, dove la differenza di
temperatura e l’inerzia termica generano la sufficiente spinta
pressoria per superare l’attrito e mettere in movimento masse
d’aria più o meno grandi. A questa forza si sommano inoltre gli
effetti dell’espansione o compressione barometrica dovuta alle onde
di pressione atmosferica; generando così complessi e articolati movimenti
di flusso. Le grotte infatti più che respirare, parlano, anzi come diceva
Giovanni, cantano una propria e peculiare melodia.
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Il pennacchio di vapore uscente da una delle cavità scoperte in Grecia. Si tratta di una grotta ipogenica sulfurea, con uno sviluppo attuale di circa 400 metri. |
Ma
se tutte le grotte, hanno una loro voce, composta dalle vibrazioni
generate da invisibili flussi di gas in movimento, alcune si
divertono anche a farci vedere questa voce, sotto forma di grandi
flussi di vapore. Già ad alcune grotte piace proprio strafare e non
è per nulla esagerato dire che fumano, tanto da meritare
l’appellativo di Smoking Shaft.
Ovviamente quella del fumo è una metafora per dare l’immagine
della colonna di vapore che si alza da alcuni ingressi. Vapore che
non deriva chiaramente da nessun processo di combustione, bensì è
il semplice effetto della condensazione della componente d'acqua
presente nel flusso d’aria uscente. L’aria
atmosferica e ovviamente anche quella circolante in grotta, contiene sempre una certa quantità di acqua in fase gassosa. Quantità che esprime
appunto la sua umidità relativa. Ovviamente sotto forma di
percentuale, perché una delle più importanti magie dell’aria è
proprio quella di poter trattenere quantità variabili di acqua in
funzione della sua temperatura. Se così non fosse, potremmo dire
addio a tutto il ciclo dell’acqua e forse anche alla vita.
Fortunatamente per noi l’aria ha un carattere mutevole, e basta un
po' di freddo per far sbocciare la rugiada e magari far piovere.
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Il flusso di vapore di cica 5 metri cubi al secondo (26°) risale dal P70 in una grande grotta ipogenica sulfurea che abbiamo recentemente scoperto in Albania. Lo sviluppo attuale supera i 500 metri. |
Proprio il dew point,
ovvero punto di rugiada è la temperatura sotto la quale, una determinata
massa d’aria contenente una determinata quantità di acqua, diviene sovrasatura ed è obbligata a cederne una parte
che andrà a condensare: su superfici o pulviscolo, generano film, gocce, nebbie e
aerosol. Questo è il meccanismo normale di tutte le nebbie da
condensazione che sembrano alzarsi nel
freddo delle mattine
d’inverno da fiumi e laghi.
E
come fanno le grotte a fumare generando colonne di vapore? Come
sappiamo bene per cercare nuovi ingressi basta aspettare l'inverno
dopo una bella nevicata in alta quota e andare alla ricerca di
ingressi meteo alti: ovvero bocche calde, che convogliando un flusso d'aria con una temperatura superiore a quella che ha l’ambiente esterno in
quel momento, sciolgono la neve. Ma la colonna d’aria calda che
sale, oltre a sciogliere la neve fa dell’altro. L’aria uscente
sarà quasi certamente satura di umidità raccolta nel suo percorso
sotterraneo ed uscirà quindi con una umidità relativa prossima alla
saturazione. L’improvviso abbassamento della sua temperatura man
mano che si avvicina all’ingresso, la porterà a dover condensare
parte di quest’acqua sulle pareti. Quanta acqua? Questo
dipende da molti fattori: metri cubi al secondo di aria, temperatura
esterna e soprattutto temperatura del flusso d’aria uscente. Appare
evidente infatti che più è calda l'aria che vuole uscire, più
acqua potrà avere in sospensione; più sarà fredda l’atmosfera
esterna, più ne dovrà cedere all’improvviso generando appunto una
colonna di vapore che si rende improvvisamente visibile come una
nuvola spuntata dalla terra. In
teoria ogni sistema carsico con abbastanza circolazione d’aria può
in determinate condizioni produrre grandi colonne di vapore: per
esempio nel sistema del Monte Corchia, l’ingresso del Figherà
spesso produce grandi pennacchi bianchi. La temperatura relativamente
calda del sistema, il grande volume d’aria, il tutto unito alle
gelide mattina invernali in Apuane può creare la magia.
Ma se
vogliamo invece trovare grotte capaci di fumare spesso e volentieri?
Come facciamo a
trovare l’intreccio magico di queste condizioni? Semplice
dobbiamo trovare una grotta molto calda che si apre in un posto molto
freddo o almeno abbastanza freddo da permettere spesso di
avere 20 o anche 30 gradi di differenza tra
la temperatura interna e quella esterna.
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Schema generale di molteplici fenomeni legati alla speleogenesi ipogenica. Philippe Audra, 2007, 2017 |
Il modo migliore è cercare grotte ipogeniche caratterizzate
da forti anomalie idrotermali ancora attive o quasi. In questo caso
la temperatura del sistema sarà data completamente o in parte dalla
componente termica apportata dalla risalita dei fluidi profondi.
La
grotta si comporterà come una sorta di grande scambiatore di calore
generando anche una grande spinta capace di muovere grandi volumi
d’aria. Una circolazione che si può generare sia tra ingressi
differenti, ma a volte anche in presenza di un solo ingresso in
seguito alle turbolenze generate dalla grande differenza di
temperatura. Una grotta di questo genere, sarà quindi caratterizzata
dalla circolazione di una grande quantità di aria (molti metri cubi
al secondo) capace di trasportare grazie alla sua alta temperatura,
grandi quantità di acqua in fase gassosa proveniente dall'evaporazione di fluidi termali. Acqua che in parte
arriverà fino all’esterno condensando in grandi nuvole bianche,
creando pennacchi alti anche decine di metri. Ovviamente anche in
questo caso le mattine fredde d’inverno aiutano l’effetto, ma a
differenza delle grotte normali, le smoking
shaft, non seguono il normale ciclo di
inversione e spesso soffiano durante tutto l’anno proprio grazie al
loro gradiente interno ben sopra la temperatura media locale. Si potrebbe dire che in queste grotte, una quantità non trascurabile di acqua, invece di scendere per tornare a giorno come tutte le acque normali, dopo essere risalita dal profondo, decide di continuare e salire direttamente in atmosfera. Viste in questa prospettiva le smoking shaft sono davvero sorgenti di nuvole!
E
quante sono le grotte di questo genere in giro? Una domanda semplice
a cui non è poi così facile rispondere. Se da un lato scoprire una
grotta del genere sembra tanto semplice quanto meraviglioso, in
quanto visibile da centinaia di metri quando non chilometri di
distanza, il fatto che si tratti di fenomeni legati a zone termali,
spesso poste presso zone carsiche minori o addirittura sconosciute,
non aiuta.
(Tralascio in queste brevi note di affrontare il complesso problema della composizione chimica dell'atmosfera delle grotte vaporose. La questione mette infatti in alcuni casi in campo non solo l'energia termica come meccanismo per accelerare la circolazione di aria atmosferica, ma anche la presenza di gas, principalmente CO2 di origine profonde, endogena, legata a molteplici processi di degassamento degli strati profondi. Altra cosa infatti sono le mofete e le grandi sorgenti di CO2 che a volte in presenza di faglie profonde possono risalire anche in alcuni sistemi carsici rendendo oltremodo pericolosa l'esplorazione. In questo caso non si tratta di circolazione atmosferica ma risalita di gas sottopressione. Alcune smoking shaft, più uniche che rare, presentano una atmosfera mista, legata anche alla presenza di importanti risalite di CO2 profonda, come la Sima de Vapor e si presentano estremamente interessanti dal punto di vista scientifico. Ovviamente esplorando posti del genere, conviene appurare durante la progressione la natura dell'atmosfera ed il suo evolvere nel corso della cavità. Nel caso delle grotte da noi esplorate in Grecia e Albania, nonostante la presenza di faglie importanti lungo cui è impostata l'attività termale, non abbiamo misurato significative risalite di CO2 profonda. I valori all'interno delle due grotte si attestavano infatti intorno alle 800-1000 ppm. Valori che sebbene più alti di quelli esterni, si pongono ben lontani da quelli presenti in cavità interessate da risalite di gas. La questione sarà comunque approfondita con altre misurazioni nel corso delle prossime esplorazioni.)
Tra
le grotte vaporose più famose e note, non possiamo che cominciare
con il sistema del Monte Kronio, in Sicilia, composto dalle famose
Stufe di S.Calogero e dalla Cucchiara. Con una temperatura compresa
tra 36-38° ed un flusso vaporoso medio stimato in 2-4 metri cubi al
secondo, le Stufe sono capaci di generare vapori e pennacchi di tutto
rispetto. Se cerchiamo ancora in Italia, abbiamo molte grotte
ipogeniche sulfuree legate a fluidi profondi e caldi (Le
Balze di Cristo, La Grotta di Montecchio, Il sistema di Acquasanta e
molte altre) ma nessuna è realmente in
grado di generare un flusso di vapore costante tale da manifestarsi
all’esterno. Fanno eccezione due grotte piccole e quasi sconosciute
presenti nel Lazio: Il pozzo del Fornello,
ed in misura minore la Grotta dei Serpenti. O almeno queste sono le
mie attuali conoscenze. Se ci spostiamo in Europa, come
ci raccontano i lavori di Philippe Audra, ne
troviamo almeno due in Spagna: la Sima de
Las Fumarolles (29°c) e la Sima del Vapor (41°c), mentre abbiamo
un Gouffre de la Vapeur anche in Francia e altre due strutture simili
in Austria, nonché una serie di grotte e
fratture vaporose anche in Macedonia.
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P.Audra 2007,2017
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Sono da considerare a
tutti gli effetti Smoking Shaft i due sistemi che abbiamo
recentemente trovato in Grecia e Albania: entrambe grotte SAS e direttamente
legate a falde sulfuree attive con temperature intorno ai 30° e capaci di muovere flussi d’aria di oltre
5 metri cubi al secondo a temperature
superiori ai 25°. Grotte che nel caso di
quella scoperta in Albania e ancora in esplorazione, con una
profondità di oltre 80 metri ed uno sviluppo attuale di oltre mezzo
chilometro, comincia ad assumere dimensioni significative.
Al contrario non
sono ancora grotte ma solo fratture vaporose invece, quelle
presenti ad Amarantos sempre in Grecia con temperature in uscita dai
34-38° e flussi di 3-4 metri al secondo, nonché la sorgente di Vapore di Leskovic in Albania con
temperature tra i 40-50°. Se poi dovessimo andare a cercare fuori
dall’Europa, la faccenda non si fa cosi semplice e le bibliografie
non aiutano molto. Abbiamo sicuramente una grotta vaporosa in Tunisia
con temperature intorno ai 50° e forse altre attendono di essere
identificate sempre in Nord Africa.
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Ingresso del grande Smoking Shaft scoperto in Albania. Si nota la traccia nera sulla parete che segna il flusso costante di vapore in uscita. |
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Nei pressi di Amarantos in Grecia, da alcune grandi fratture risale una grande quantità di vapore a circa 34- 38° |
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Sopra alcune delle fratture vaporose di Amarantos, cresce rigoglioso un denso tappeto di muschi. Il colore da lontano appare biancastro, ma se si osserva si scopre che è dato dalla incredibile quantità di gocce d'acqua microscopiche che condensano al passaggio del vapore, fornendo alla piante le condizioni ottimali per vivere. |
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Percorrere una galleria vaporosa è come essere immersi in un flusso costante dove aria e acqua si confondono. |
Allo
stato attuale non si può certo dire che si tratti di fenomeni comuni
e infatti sono pochi gli speleologi che si aspettano di poter andare
a caccia di grotte scrutando l’orizzonte come un indiano in cerca di segnali di fumo. Eppure se ci si trova nel posto giusto è decisamente la migliore delle strategie da mettere in campo! Le anomalie termiche e le sorgenti termali sono
presenti ovunque nel pianeta e sicuramente innumerevoli sono le
fratture i pozzi e anche i sistemi carsici anche di grandi
dimensioni, ancora ignoti, capaci di generare incredibili flussi di
vapore e affascinare come una magia.
Dal
punto di vista evolutivo, le grotte vaporose, sono un tassello del
complesso mondo del carsismo ipogenico e di questo condividono le
molte peculiarità e singolarità. Morfologie, depositi secondari e
tanti altri aspetti le rendono un campo meraviglioso di ricerca dove
investigare fenomeni spesso più unici che rari.
Allo stesso tempo sono un luogo capace di
regalare una esperienza speleologica veramente spiazzante. Più del
caldo a caratterizzarle dal punto di vista sensoriale è proprio la
percezione di essere avvolti da un vero e proprio fiume. L’esperienza
della grotta come spazio vuoto da percorrere scompare per lasciare il
passo alla percezione di muoversi in un fluido viscoso. La
loro voce non è più un qualcosa di astratto da misurare e
immaginare, bensì esperienza continua di
tutti i sensi. Qualcosa che si vede, si sente come rumore, si
percepisce sulla pelle e si può annusare. Eppure
allo stesso tempo qualcosa capace di conservare il mistero della sua provenienza.
Esplorarle diventa così quasi nuotare
come un pesce controcorrente, tra geometrie di aria e acqua tra
forme che si
percepiscono sulla pelle e si manifestano sulle morfologie delle
gallerie, la presenza di gocce d'acqua o sulla posizione delle concrezioni. Le
grotte vaporose sono luoghi strani, luoghi capaci di sorprendere,
anche lo speleologo più navigato. Posti difficili da descrivere
usando come unità di misura il metro lineare, ma che al contrario si
trovano più a loro agio se raccontate usando joule, calorie, gradi,
e al limite metri cubi al secondo.
Ma
soprattutto sono luoghi capaci di cantare una misteriosa
melodia in grado di affascinare e stregare tutto il corpo.
(Andrea Benassi)
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