martedì 25 agosto 2020

Il sistema Prometeo-Rava Bianca: la prima giunzione dei Monti Lepini (Lazio)




(A. Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, P. Turrini)


Dalla scorsa settimana l’Abisso Prometeo (La 2239) non esiste più: grazie alla giunzione con il vicino Ouso della Rava Bianca (La 240), le due grotte si sono infatti fuse nel primo complesso dei Monti Lepini. Da sempre patria della speleologia romana e non solo, questo complesso montuoso a sud di Roma è sempre stato avaro con gli esploratori. Nonostante le esplorazioni siano iniziate già nel 1926, e si aprano oggi in queste zone oltre 500 grotte (circa un quarto di tutte quelle conosciute nella regione Lazio), fino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, quasi nulla si sapeva del carsismo profondo e delle potenzialità di questa area carsica. Potenzialità enormi, con dislivelli tra aree di assorbimento e sorgenti, di oltre 1300 metri: carsismo superficiale esasperato eppure pochissimi fenomeni profondi. Dalle campagne del Circolo Speleologico Romano, alle esplorazioni dello Speleo Club Roma, per passare agli Speleologi Romani, e all’ASR ‘86, fino alle campagne del GS CAI, tutta la speleologia del centro Italia si è confrontata in ricerche ed esplorazioni in queste montagne, raccogliendo un grande patrimonio di informazioni base per ogni successiva ricerca. Tale è continua è stata la presenza della speleologia sui monti Lepini e a Carpineto in particolare, da aver portato in anni lontani alla nascita di locali sezioni di appassionati e speleologi. Esploratori come Vincenzo Battisti, che sono rimasti attivi sul territorio per decenni e hanno contribuito anche alla divulgazione e conoscenza del carsismo come patrimonio. Come non ricordare inoltre l’enorme e fondamentale lavoro di Alberta Felici: “Il carsismo dei Monti Lepini (Lazio) Il territorio di Carpineto Romano” Un volume uscito come Notiziario del Circolo Speleologico Romano nel 1977. Un monumentale e sistematico catalogo di oltre 270 cavità. Un lavoro enorme, che oltre ad un rigoroso inquadramento geologico e strutturale dell’area, è il risultato di una lunghissima campagna di prospezione sul terreno, dove ogni fenomeno, piccolo o grande, viene esplorato e documentate, con dovizia di particolari e informazioni circa correnti d’aria e possibili prosecuzioni. Un raro esempio di condivisione totale al servizio delle esplorazioni future. Un lavoro che ancora oggi a quasi mezzo secolo di distanza viene consultato e conserva importanti spunti per nuove esplorazioni. Tanti anni di ricerche portano inoltre a teorizzare le possibili vie di drenaggio profondo e l’esistenza di sistemi complessi, come si vanno scoprendo in quegli stessi anni in giro per l’Italia. Alcuni in segno di buon auspicio, danno anche un nome a questo ipotetico complesso “Lepinia”. Purtroppo i Lepini sono avari: i loro meandri sono stretti, bagnati e ancora stretti. I sogni di generazioni di speleologi si infrangono su strettoie e sifoni. Qualcosa cambia quando il GS CAI riprende le esplorazioni all’Abisso Consolini e supera la profondità di -500. Le grotte dei Lepini assurgono alle massime profondità della regione Lazio e cosa fondamentale si dimostra che un carsismo profondo esiste ed è esplorabile. Gli anni ‘90 e poi il primo decennio del nuovo millennio confermano che oltre quei meandri e quei passaggi semisifonanti esiste un mondo profondo tutto da esplorare. Solo per citarne alcune basta fare i nomi dell’Abisso di Monte Fato (-336), Campo di Caccia (-610), l’Erdigheta (-415), l’Occhio della Farfalla (-453), l’Ouso di Passo Pratiglio (-840), la Rava Bianca (-715) e per ultimo Prometeo (-760) e Raul (-500), confermano che forse quel sistema profondo si può documentare. Anzi tra esplorazioni e colorazioni prendono forma due principali reticoli carsici: uno a nord-est relativo all’altopiano di Gorga, l’altro a sud-ovest che comprende la dorsale del monte Capreo-Semprevisa-Erdigheta e la grande valle di Pian della Faggeta. Qui tutte le acque di questa porzione di montagna sembrano dover defluire verso una serie di risorgenze temporanee e cavità parzialmente allagate: Bocca Canalone, Ciaschi, Uomo morto, Isola, e ovviamente Grotta del Formale. Il dislivello potenziale supera il chilometro e le distanze fanno sognare. Ancora una volta è Alberta Felici negli anni ‘90 che inseguendo una sua intuizione, confermata dall'immersione dello speleosub Massimo Bollati, mette in atto un progetto sistematico di esplorazione di quest’ultima grotta. Svuotando un sifone dopo l’altro la sua squadra esplora quasi quattro chilometri di condotte freatiche: un reticolo di grandi gallerie che confermano che Lepinia e le sue acque segrete passano sotto il paese di Carpineto Romano. Le esplorazioni si fermano solo per le difficoltà tecniche di tenere svuotati i sifoni. Negli anni seguenti, ogni volta che esploravano qualcosa di profondo, Alberta dopo averci ascoltato, concludeva sorniona: “Io vi aspetto al Formale!”.
Il sistema Prometeo-Rava sembra porsi in questa prospettiva come uno dei rami medio-alti di questo grande complesso. L’Ouso della Rava Bianca, esplorato dal GS CAI Roma anche con la partecipazione di speleologi di altri gruppi romani e non solo, diventa nei primi anni 2000 la grotta più profonda della regione con una profondità di circa -715 metri. La grotta dopo un tratto prevalentemente verticale, raggiunge a circa -676 metri un grande collettore che sembra dirigersi proprio verso il Formale. Purtroppo un tratto semisifonante ostacola in parte le esplorazioni. Nel 2006 il lago è superato da pochissime persone per scoprire che oltre il collettore prosegue con grandi dimensioni per forse un centinaio di metri fino ad un tratto questa volta sifonante. Lungo la strada sono però molti i punti interrogativi e gli arrivi importanti. La grotta ha già l’aria del sistema, ma profondità e acqua raffreddano gli animi. Bisognerà attendere il 2011-2013 perché la Rava si arricchisca di un ulteriore grande ramo molto acquatico che però si sviluppa ad est della struttura principale, dirigendosi nella parte a monte del collettore. La scoperta nel 2017 da parte di altri speleologi (Cfr. Cronologia) del vicinissimo ingresso di Prometeo (circa cento metri in linea d’aria) riaccende l’interesse per la zona. Che le due grotte dovessero far parte del medesimo sistema era più di un sospetto: totalmente ignoto invece il punto dove potessero andare a congiungersi. La giunzione realizzata la settimana scorsa ad una profondità di circa -750 (rilievo definitivo del sistema in fase di elaborazione) ci ha portato ad innestarci direttamente nel collettore principale della Rava Bianca. Non conoscendo direttamente il collettore della Rava, al momento della giunzione l'idea è stata quella di essere arrivati nel tratto non rilevato dopo il primo lago semisifonante. Le poche impronte presenti ed il racconto di un grande arrivo in questo tratto ci traggono però in inganno. Una volta fuori collegando i due rilievi e la poligonale tra gli ingressi le cose appaiono diverse. Dalla sovrapposizione del tratto di collettore che abbiamo rilevato appare evidente che siamo sbucati molto più a monte di quanto pensassimo: praticamente ad una cinquantina di metri dalla prima confluenza tra il ramo verticale della Rava con un grosso arrivo. In pratica Prometeo si sviluppa vicinissimo alla struttura della Rava e cosa molto interessante, ne rispecchia in tutto direzioni e andamento. Guardando il rilievo sembra di avere davanti l'ombra della Rava, un suo gemello proiettato e traslato circa 50-70 metri a nord-ovest fino a sbucare da un camino già notato nelle esplorazioni del 2005. Questa giunzione conferma l’importanza strutturale del collettore della Rava, che diventa a questo punto la frontiera su cui concentrare i futuri sforzi esplorativi. Che si tratti di possibili bypass o di tentare un immersione il gioco vale la fatica. La quota finale, 410 slm risulta infatti ancora alta rispetto a quelle raggiunte tanto nella Grotta del Formale, quanto recentemente nel vicino Abisso Raul, facendo sperare in un sifone sospeso. Se a valle il sogno è galoppare in galleria verso il Formale, a monte il tassello Prometeo-Rava potrebbe arricchirsi di ulteriori frammenti. Il vicino Abisso Dumanzi rappresenta infatti una appendice idrologicamente collegata ed una colorazione ha dato esito positivo facendo immaginare tratti aerei percorribili. Ma è ancora più a monte che il sistema potrebbe riservare grandi sorprese. Mentre la Rava Bianca ad una quota di circa 1125 slm, si comporta da ingresso basso, il vicino Prometeo a quota 1175 slm si comporta da ingresso meteo-alto, ma con una circolazione d’aria decisamente insufficiente a spiegare da solo l’enorme flusso l’aria uscente dalla Rava. Questo fa chiaramente immaginare come i quasi trecento metri di dorsale sovrastante possano nascondere strutture importanti. Che la zona del Monte Capreo sia generosa di ventarole e buchi soffianti e cosa nota a tutti da decenni, purtroppo fino ad ora anche gli sforzi dei più volenterosi si sono infranti sulla ennesima strettoia. Alla luce però di questo nascente complesso, forse gli sforzi si moltiplicheranno e potrebbe essere la volta buona. Come già detto, dal punto di vista strutturale è interessante notare come la struttura di trasferimento verticale di Prometeo fino alla giunzione con il collettore ricopi traslata la struttura verticale della Rava, mettendo in evidenza come le due siano controllate dai medesimi fasci di fratture. Questo unitamente ai due rami paralleli che erano già presenti, porta ad immaginare come sia possibile la presenza di ulteriori reseau paralleli anche più a valle. Dal punto di vista idrologico, l'apporto di Prometeo sembra essere dominante con un flusso maggiore, ma si tratta di osservazioni ancora preliminari da verificare. Lungo la via verso giunzione, si identificano diversi arrivi importanti a partire dalla profondità di -250 circa (Sala del Compleanno). Nella maggior parte dei casi si tratta di fusi e camini importanti che potrebbero essere altrettante vie verso ipotetici ingressi alti. Un altro arrivo importante si individua per esempio nella Sala della Dama Bianca, alla profondità di -550. Qui in testa ad una grande colata attiva, 20-30 metri in alto, si individua l'imbocco di un possibile meandro. Anche più in profondità alcune finestre fanno pensare ad un possible livello di gallerie fossili di sicuro interesse esplorativo. In corrispondenza di alcuni di questi punti, sono state inoltre notate nette correnti d'aria entranti che potrebbero confermare la presenza di ulteriori ingressi alti. Viste le grandi dimensioni, la circolazione d'aria sul collettore del fondo non ci è apparsa chiarissima e merita sicuramente una attenta valutazione. Dal punto di vista storico, le esplorazioni del 2006 riportano chiaramente la presenza in estate di una forte corrente d'aria proveniente dalla zona dopo il lago semisifonante. Considerato che Prometeo che si comporta da moderato ingresso alto, si è innestato a monte, è quindi certa l'esistenza di una struttura a valle che funziona da importante ingresso meteo-alto. Struttura da cercare nell'area di montagna immediatamente a nord ovest. Praticamente una delle ventarole del Capreo. Il fatto che il sistema Prometeo-Rava si sviluppi in una zona estremamente ristretta di montagna, ci porta inoltre ad una interessante riflessione. Il sistema esplorato si sviluppa attualmente sotto circa 1/5 di chilometro quadrato di superficie mentre l'esplorato attualmente (rilievi in elaborazione) si aggira intorno ai 3,5-4 chilometri di sviluppo spaziale portando quindi ad una altissima densità di vuoti carsificati. Considerato che l'area della dorsale Semprevisa-Capreo appare omogenea del punto di visto litologico e strutturale per almeno un paio di chilometri quadrati, le potenzialità del sistema appaiono molto allettanti. La speranza aiuta sempre ad esplorare, ma a titolo di comparazione, una tale livello di carsificazione profonda, appare del tutto comparabile a quello presente nei grandi complessi carsici delle apuane o del marguareis. Ovviamente li le cose sono ben verificate dalle esplorazioni, mentre qui per ora siamo ancora a livello di ipotesi, ma forse a patto di impegnarsi seriamente alla fine i Monti Lepini potrebbero non avere molto da invidiare in quanto a carsificazione rispetto ad altre aree carsiche ben più famose. 
Poche settimane fa, in Toscana una grande giunzione ha regalato alla Speleologia italiana un complesso di oltre 63 chilometri. La giunzione tra Prometeo e Rava, sebbene abbia permesso la nascita di un complesso di circa 760 metri di profondità (seconda grotta del Lazio) e di quasi quattro chilometri di sviluppo spaziale (dati da ancora da verificare con esattezza) è per ora di un altro ordine di grandezza. Ma ci dimostra che anche in questa regione si può pensare a sistemi carsici in grande. Forse tra qualche anno, guardando come i pezzi di questo grande complesso si saranno incastrati, potremmo ricordare con un sorriso i tempi lontani in cui esistevano solo singole grotte, pensate ed esplorate come mondi isolati. Per realizzare decine di chilometri di esplorazioni però ci vogliono centinaia e centinaia di punte. Punte che devono essere fatte da decine e decine di speleologi in primo luogo motivati e appassionati, ma anche tecnicamente preparati. Le grotte non regalano nulle e quelle nei Lepini forse meno che altrove, ma come abbiamo visto, se si vuole credere in un grandioso progetto comune, lo spazio c’è per tutti. E’ ora di cominciare ad esplorare per davvero, e ora di pensare ad un grande complesso per tutta la Speleologia Laziale e non solo!

Schema generale dei sistemi carsici dei Monti Lepini. Da G.Mecchia M. Piro (2013) Modificato
(Vista la scala dello schema la posizione di Prometeo è indicativa in quanto troppo vicino per potersi disegnare separato. Nella realtà va pensato ancora più vicino all'ingresso della Rava bianca lungo l'asse SE)



Tavola GS CAI 2007  Modificata.. 
Il rilievo di Prometeo è ancora in fase di elaborazione, ma si nota coma il punto di giunzione sia prossimo 
alla confluenza, mentre l'intera struttura ripercorre in parallelo il tratto di trasferimento verticale della Rava. 
Le correnti d'aria osservate sia in questa punta che citate in bibliografia, fanno ipotizzare la presenza di altri 
sistemi che si potrebbero sviluppare nella fascia di montagna appena a NO e che andrebbero ad innestarsi nel
 collettore.  





Ingresso di Prometeo

I salti dopo il Pozzo Arravaciao a circa -630... oltre 150 metri di corde spariscono rapidamente...

L'ultimo pozzo porta ad una grande sala dove si intercetta una galleria...









Davanti alla grande galleria che viene da monte e va verso valle c'è una certa perplessità...
Si tratterà del collettore della Rava Bianca? Sarà giunzione e sopratutto dove?




Percorrendo il grande collettore dopo alcune decine di metri compaiono le prime tracce...fino ad una cordella lasciata dalle  esplorazioni nel 2005! La giunzione è certa. Proseguendo arriviamo nei pressi dello pseudo-sifone.








La Sala Ciao Rava! diventa così il punto di giunzione delle due grotte, con il punto di rilievo marcato 127. Accanto un piccolo omino e due frecce indicano la direzione per l'ingresso di Prometeo e quello della Rava. 





Cronologia esplorazioni Abisso Prometeo


06-05-2017
Scoperta dell’ingresso:
D. Agrifoglio, P. Forconi, L. Russo

14-05-2017
Disostruzione dell’ingresso e scoperta di un p40:
D. Agrifoglio, P. Forconi, L. Russo, F. Sciaudone

20-05-2017
Disostruzione ed esplorazione fino a circa -60m:
P. Forconi, L. Russo, P. Turrini, V. Danieli

27-05-2017
Disostruzione ed esplorazione fino a Sala Cozza circa -80m:
D. Agrifoglio (?), M. Baldoni (?), P. Forconi, F. Nozzoli, L. Russo, F. Sciaudone, P. Turrini

10-06-2017
Esplorazione fino a pozzo Di-vino, circa -100m:
D. Agrifoglio, M. Baldoni, P. Forconi, L. Russo, F. Sciaudone, P. Turrini

17-18-06-2017
Esplorazione, disgaggio e armo pozzo “Io non ho paura” fino a circa -220m:
M. Baldoni, P. Forconi, V. Nicolia, L. Russo, R. Pettirossi, P. Turrini

25-06-2017
Esplorazioni sala del Compleanno, fino a circa -250m:
P. Forconi, L. Russo, (c’era qualcun altro?)

01-07-2017
Armo e discesa pozzo “Il Viaggio” (p90), fino a circa -400m:
G. Antonini, M. Baldoni, P. Forconi, R. Pettirossi, A. Rosa, L. Russo, P. Turrini

15-07-2017
Esplorazione Canyon fino a circa -450m:
M. Baldoni, T. Biondi, P. Forconi, R. Pettirossi, L. Russo, P. Turrini, Zairo (il suo nome?)

21-01-2018
Risalita nella prima parte della grotta a -60
F.Casadei, F. Sciaudone, M. Mulargia, M. Baldoni, P. Forconi

02-06-2018
Risalita alla sala del Compleanno, a circa -250m:
M. Baldoni, A. Rosa, F. Romana Ajale, M. Puletti, L. Russo

08-09-2018
Esplorazione fino a Galleria del campo, circa -550m:
M. Baldoni, A. Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, L. Russo, P. Turrini

29-09-2018
Esplorazione fino a pozzo ARavaCiao, circa -600m: A. Benassi, R. Pettirossi, P. Turrini
Si fermano al campo base a -550m e tornano indietro: L. Russo e M. Puletti

08-08-2020
Esplorazione fino a Congiunzione con collettore Rava Bianca a -760m
A. Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, P. Turrini



La punta che ha portato alla giunzione è stata purtroppo accompagnata da una serie di polemiche e accuse di 'pirataggio' da parte di alcuni nei nostri confronti. Le polemiche durante le esplorazioni non sono una novità, è un fatto però che in questo caso le discussioni, principalmente diffuse tramite social, sono sfociate anche in ingiurie e offese personali, gratuite e pesanti. Visto il contesto ed il tono abbiamo preferito evitare inutili battibecchi che avrebbero portato solamente ad acuire la situazione già al limite del decoro e della volgarità. Non rispondere via social, non vuol dire però assolutamente che siamo in torto. Le accuse di pirataggio sono totalmente inconsistenti. 
Come si può vedere dalla cronologie delle esplorazioni, gli autori sono parte degli stessi esploratori che hanno condotto tutta l'esplorazione, mentre i materiali utilizzati sono il frutto di impegno economico collettivo. 
Senza voler sollevare ulteriori polemiche e tenendoci lontani dal rispondere alle ingiurie e alle gravi offese che ci sono state indirizzate, ci teniamo quindi a difendere il nostro onore e la nostra correttezza rinviando al mittente le fantasiose accuse ed invitando tutti a fare più speleologia in grotta che sui social.  






BIBLIOGRAFIA:

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FELICI A. "Il carsismo dei monti Lepini (Lazio): il territorio di Carpineto Romano" in Notiziario del Circolo Speleologico Romano, anno XXII, n°1/2, 1977, pp.3-224
FELICI A. GIURA LONGO A- GRASSI L & TRIOLO I.:"L'essplorazione della grotta Ciaschi apre la porta alla scoperta del drenaggio profondo dei Monti Lepini (Lazio Italia). Atti XVII Congresso Nazionale di Speleologia (Castelnuovo di Garfagnana 1994) volume prima, 1997, pp.25-30
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