(A. Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, P. Turrini)
Dalla
scorsa settimana l’Abisso
Prometeo (La 2239) non esiste più: grazie alla giunzione con il vicino Ouso
della Rava Bianca
(La 240), le due grotte si sono infatti fuse nel primo complesso dei
Monti Lepini. Da sempre patria della speleologia romana e non solo,
questo complesso montuoso a sud di Roma è sempre stato avaro con gli
esploratori. Nonostante le esplorazioni siano iniziate già nel 1926,
e si aprano oggi in queste zone oltre 500 grotte (circa un quarto di
tutte quelle conosciute nella regione Lazio), fino alla fine degli
anni ‘80 del secolo scorso, quasi nulla si sapeva del carsismo
profondo e delle potenzialità di questa area carsica. Potenzialità
enormi, con dislivelli tra aree di assorbimento e sorgenti, di oltre
1300 metri: carsismo superficiale esasperato eppure pochissimi
fenomeni profondi. Dalle campagne del Circolo
Speleologico Romano,
alle esplorazioni dello Speleo
Club Roma,
per
passare agli Speleologi
Romani,
e all’ASR
‘86,
fino alle campagne del GS
CAI,
tutta la speleologia del centro Italia
si è confrontata in ricerche ed esplorazioni in queste montagne,
raccogliendo un grande patrimonio di informazioni base per ogni
successiva ricerca. Tale è continua è stata la presenza della speleologia sui monti Lepini e a Carpineto in particolare, da aver portato in anni lontani alla nascita di locali sezioni di appassionati e speleologi. Esploratori come Vincenzo Battisti, che sono rimasti attivi sul territorio per decenni e hanno contribuito anche alla divulgazione e conoscenza del carsismo come patrimonio. Come non ricordare inoltre l’enorme e fondamentale
lavoro di Alberta Felici: “Il
carsismo dei Monti Lepini (Lazio) Il territorio di Carpineto Romano”
Un
volume uscito come Notiziario del Circolo Speleologico Romano nel
1977. Un
monumentale e sistematico catalogo di oltre 270 cavità. Un lavoro
enorme, che
oltre ad un rigoroso inquadramento geologico e strutturale
dell’area, è il risultato di una lunghissima campagna di
prospezione sul terreno,
dove ogni fenomeno, piccolo o grande, viene esplorato
e documentate, con dovizia di particolari e informazioni circa
correnti d’aria e possibili prosecuzioni. Un raro esempio di
condivisione totale al servizio delle esplorazioni future. Un lavoro
che ancora oggi a quasi mezzo secolo di distanza viene consultato e
conserva importanti spunti per nuove esplorazioni. Tanti
anni di ricerche portano inoltre
a
teorizzare le possibili vie di drenaggio profondo e l’esistenza di
sistemi complessi, come si vanno scoprendo in quegli stessi anni in
giro per l’Italia. Alcuni
in
segno di buon auspicio, danno
anche un nome a questo ipotetico complesso “Lepinia”.
Purtroppo
i Lepini sono avari: i loro meandri sono stretti, bagnati e ancora
stretti. I sogni di generazioni di speleologi si infrangono su
strettoie e sifoni. Qualcosa cambia quando il GS CAI riprende le
esplorazioni all’Abisso Consolini e supera la profondità di -500.
Le grotte dei Lepini assurgono alle massime profondità della regione
Lazio
e
cosa fondamentale si dimostra che un carsismo profondo esiste ed è
esplorabile. Gli anni ‘90 e poi il primo decennio del nuovo
millennio confermano che oltre quei meandri e quei passaggi
semisifonanti esiste un mondo profondo tutto da esplorare. Solo per
citarne alcune basta fare i nomi dell’Abisso di Monte Fato (-336), Campo
di Caccia (-610), l’Erdigheta (-415), l’Occhio della Farfalla (-453), l’Ouso di
Passo Pratiglio (-840), la Rava Bianca (-715) e per ultimo Prometeo (-760) e Raul (-500),
confermano che forse quel sistema profondo si può documentare. Anzi
tra esplorazioni e colorazioni prendono forma due
principali reticoli carsici: uno a nord-est relativo all’altopiano
di Gorga, l’altro a sud-ovest che comprende la dorsale del monte
Capreo-Semprevisa-Erdigheta
e la grande valle di Pian della Faggeta. Qui tutte le acque di questa
porzione di montagna sembrano dover defluire verso una serie di
risorgenze temporanee e cavità parzialmente allagate: Bocca
Canalone, Ciaschi, Uomo morto, Isola, e ovviamente Grotta del
Formale. Il
dislivello potenziale supera il chilometro e le distanze fanno
sognare. Ancora una volta è Alberta Felici negli anni ‘90 che
inseguendo una sua intuizione, confermata dall'immersione dello speleosub Massimo Bollati, mette in atto un progetto sistematico
di esplorazione di quest’ultima grotta. Svuotando un sifone dopo
l’altro la sua squadra esplora quasi quattro chilometri di condotte
freatiche: un reticolo di grandi gallerie che confermano che Lepinia
e le sue acque segrete passano sotto il paese di Carpineto Romano. Le
esplorazioni si fermano solo per le difficoltà tecniche di tenere
svuotati i sifoni. Negli anni seguenti, ogni volta che esploravano
qualcosa di profondo, Alberta dopo averci ascoltato, concludeva
sorniona: “Io
vi aspetto al Formale!”.
Il sistema Prometeo-Rava
sembra porsi in questa prospettiva come uno dei rami medio-alti di
questo grande complesso. L’Ouso della Rava Bianca, esplorato dal GS
CAI Roma anche con la partecipazione di speleologi di altri gruppi
romani e non solo, diventa nei primi anni 2000 la grotta più
profonda della regione con una profondità di circa -715 metri. La
grotta dopo un tratto prevalentemente verticale, raggiunge a circa
-676 metri un grande collettore che sembra dirigersi proprio verso il
Formale. Purtroppo un tratto semisifonante ostacola in parte le
esplorazioni. Nel 2006 il lago è superato da pochissime persone per
scoprire che oltre il collettore prosegue con grandi dimensioni per forse un centinaio di metri fino ad un tratto questa volta sifonante.
Lungo la strada sono però molti i punti interrogativi e gli arrivi
importanti. La grotta ha già l’aria del sistema, ma profondità e
acqua raffreddano gli animi. Bisognerà attendere il 2011-2013 perché la Rava si arricchisca di un ulteriore grande ramo molto acquatico che però si sviluppa ad est della struttura principale, dirigendosi nella parte a monte del collettore. La scoperta nel 2017 da parte di altri
speleologi (Cfr. Cronologia) del vicinissimo ingresso
di Prometeo (circa cento metri in linea d’aria) riaccende
l’interesse per la zona. Che le due grotte dovessero far parte del
medesimo sistema era più di un sospetto: totalmente ignoto invece il
punto dove potessero andare a congiungersi. La giunzione realizzata
la settimana scorsa ad una profondità di circa -750 (rilievo definitivo del sistema in fase di elaborazione) ci ha portato ad
innestarci direttamente nel collettore principale della Rava Bianca. Non conoscendo direttamente il collettore della Rava, al momento della giunzione l'idea è stata quella di essere arrivati nel tratto non rilevato dopo il primo lago semisifonante. Le poche impronte presenti ed il racconto di un grande arrivo in questo tratto ci traggono però in inganno. Una volta fuori collegando i due rilievi e la poligonale tra gli ingressi le cose appaiono diverse. Dalla sovrapposizione del tratto di collettore che abbiamo rilevato appare evidente che siamo sbucati molto più a monte di quanto pensassimo: praticamente ad una cinquantina di metri dalla prima confluenza tra il ramo verticale della Rava con un grosso arrivo. In pratica Prometeo si sviluppa vicinissimo alla struttura della Rava e cosa molto interessante, ne rispecchia in tutto direzioni e andamento. Guardando il rilievo sembra di avere davanti l'ombra della Rava, un suo gemello proiettato e traslato circa 50-70 metri a nord-ovest fino a sbucare da un camino già notato nelle esplorazioni del 2005. Questa giunzione conferma
l’importanza strutturale del collettore della Rava, che diventa a
questo punto la frontiera su cui concentrare i futuri sforzi
esplorativi. Che si tratti di possibili bypass o di tentare un
immersione il gioco vale la fatica. La quota finale, 410 slm risulta
infatti ancora alta rispetto a quelle raggiunte tanto nella Grotta
del Formale, quanto recentemente nel vicino Abisso Raul, facendo
sperare in un sifone sospeso. Se a valle il sogno è galoppare in
galleria verso il Formale, a monte il tassello Prometeo-Rava potrebbe
arricchirsi di ulteriori frammenti. Il vicino Abisso Dumanzi
rappresenta infatti una appendice idrologicamente collegata ed una
colorazione ha dato esito positivo facendo immaginare tratti aerei
percorribili. Ma è ancora più a monte che il sistema potrebbe
riservare grandi sorprese. Mentre la Rava Bianca ad una quota di
circa 1125 slm, si comporta da ingresso basso, il vicino Prometeo a
quota 1175 slm si comporta da ingresso meteo-alto, ma con una
circolazione d’aria decisamente insufficiente a spiegare da solo
l’enorme flusso l’aria uscente dalla Rava. Questo fa chiaramente
immaginare come i quasi trecento metri di dorsale sovrastante possano
nascondere strutture importanti. Che la zona del Monte Capreo sia
generosa di ventarole e buchi soffianti e cosa nota a tutti da
decenni, purtroppo fino ad ora anche gli sforzi dei più volenterosi
si sono infranti sulla ennesima strettoia. Alla luce però di
questo nascente complesso, forse gli sforzi si moltiplicheranno e
potrebbe essere la volta buona. Come già detto, dal punto di vista strutturale è
interessante notare come la struttura di trasferimento verticale di
Prometeo fino alla giunzione con il collettore ricopi traslata la
struttura verticale della Rava, mettendo in evidenza come le due
siano controllate dai medesimi fasci di fratture. Questo unitamente ai due rami paralleli che erano già presenti, porta ad
immaginare come sia possibile la presenza di ulteriori reseau
paralleli anche più a valle. Dal punto di vista idrologico, l'apporto di Prometeo sembra essere dominante con un flusso maggiore, ma si tratta di osservazioni ancora preliminari da verificare. Lungo la via verso giunzione, si identificano diversi arrivi importanti a partire dalla profondità di -250 circa (Sala del Compleanno). Nella maggior parte dei casi si tratta di fusi e camini importanti che potrebbero essere altrettante vie verso ipotetici ingressi alti. Un altro arrivo importante si individua per esempio nella Sala della Dama Bianca, alla profondità di -550. Qui in testa ad una grande colata attiva, 20-30 metri in alto, si individua l'imbocco di un possibile meandro. Anche più in profondità alcune finestre fanno pensare ad un possible livello di gallerie fossili di sicuro interesse esplorativo. In corrispondenza di alcuni di questi punti, sono state inoltre notate nette correnti d'aria entranti che potrebbero confermare la presenza di ulteriori ingressi alti. Viste le grandi dimensioni, la circolazione d'aria sul collettore del fondo non ci è apparsa chiarissima e merita sicuramente una attenta valutazione. Dal punto di vista storico, le esplorazioni del 2006 riportano chiaramente la presenza in estate di una forte corrente d'aria proveniente dalla zona dopo il lago semisifonante. Considerato che Prometeo che si comporta da moderato ingresso alto, si è innestato a monte, è quindi certa l'esistenza di una struttura a valle che funziona da importante ingresso meteo-alto. Struttura da cercare nell'area di montagna immediatamente a nord ovest. Praticamente una delle ventarole del Capreo. Il fatto che il sistema Prometeo-Rava si sviluppi in una zona estremamente ristretta di montagna, ci porta inoltre ad una interessante riflessione. Il sistema esplorato si sviluppa attualmente sotto circa 1/5 di chilometro quadrato di superficie mentre l'esplorato attualmente (rilievi in elaborazione) si aggira intorno ai 3,5-4 chilometri di sviluppo spaziale portando quindi ad una altissima densità di vuoti carsificati. Considerato che l'area della dorsale Semprevisa-Capreo appare omogenea del punto di visto litologico e strutturale per almeno un paio di chilometri quadrati, le potenzialità del sistema appaiono molto allettanti. La speranza aiuta sempre ad esplorare, ma a titolo di comparazione, una tale livello di carsificazione profonda, appare del tutto comparabile a quello presente nei grandi complessi carsici delle apuane o del marguareis. Ovviamente li le cose sono ben verificate dalle esplorazioni, mentre qui per ora siamo ancora a livello di ipotesi, ma forse a patto di impegnarsi seriamente alla fine i Monti Lepini potrebbero non avere molto da invidiare in quanto a carsificazione rispetto ad altre aree carsiche ben più famose.
Poche settimane fa, in Toscana una grande giunzione ha regalato alla Speleologia italiana un complesso di oltre 63 chilometri. La giunzione tra Prometeo e Rava, sebbene abbia permesso la nascita di un complesso di circa 760 metri di profondità (seconda grotta del Lazio) e di quasi quattro chilometri di sviluppo spaziale (dati da ancora da verificare con esattezza) è per ora di un altro ordine di grandezza. Ma ci dimostra che anche in questa regione si può pensare a sistemi carsici in grande. Forse tra qualche anno, guardando come i pezzi di questo grande complesso si saranno incastrati, potremmo ricordare con un sorriso i tempi lontani in cui esistevano solo singole grotte, pensate ed esplorate come mondi isolati. Per realizzare decine di chilometri di esplorazioni però ci vogliono centinaia e centinaia di punte. Punte che devono essere fatte da decine e decine di speleologi in primo luogo motivati e appassionati, ma anche tecnicamente preparati. Le grotte non regalano nulle e quelle nei Lepini forse meno che altrove, ma come abbiamo visto, se si vuole credere in un grandioso progetto comune, lo spazio c’è per tutti. E’ ora di cominciare ad esplorare per davvero, e ora di pensare ad un grande complesso per tutta la Speleologia Laziale e non solo!
Poche settimane fa, in Toscana una grande giunzione ha regalato alla Speleologia italiana un complesso di oltre 63 chilometri. La giunzione tra Prometeo e Rava, sebbene abbia permesso la nascita di un complesso di circa 760 metri di profondità (seconda grotta del Lazio) e di quasi quattro chilometri di sviluppo spaziale (dati da ancora da verificare con esattezza) è per ora di un altro ordine di grandezza. Ma ci dimostra che anche in questa regione si può pensare a sistemi carsici in grande. Forse tra qualche anno, guardando come i pezzi di questo grande complesso si saranno incastrati, potremmo ricordare con un sorriso i tempi lontani in cui esistevano solo singole grotte, pensate ed esplorate come mondi isolati. Per realizzare decine di chilometri di esplorazioni però ci vogliono centinaia e centinaia di punte. Punte che devono essere fatte da decine e decine di speleologi in primo luogo motivati e appassionati, ma anche tecnicamente preparati. Le grotte non regalano nulle e quelle nei Lepini forse meno che altrove, ma come abbiamo visto, se si vuole credere in un grandioso progetto comune, lo spazio c’è per tutti. E’ ora di cominciare ad esplorare per davvero, e ora di pensare ad un grande complesso per tutta la Speleologia Laziale e non solo!
Schema generale dei sistemi carsici dei Monti Lepini. Da G.Mecchia M. Piro (2013) Modificato |
(Vista la scala dello schema la posizione di Prometeo è indicativa in quanto troppo vicino per potersi disegnare separato. Nella realtà va pensato ancora più vicino all'ingresso della Rava bianca lungo l'asse SE)
Ingresso di Prometeo |
I salti dopo il Pozzo Arravaciao a circa -630... oltre 150 metri di corde spariscono rapidamente... |
L'ultimo pozzo porta ad una grande sala dove si intercetta una galleria... |
Davanti alla grande galleria che viene da monte e va verso valle c'è una certa perplessità...
Si tratterà del collettore della Rava Bianca? Sarà giunzione e sopratutto dove?
|
La Sala Ciao Rava! diventa così il punto di giunzione delle due grotte, con il punto di rilievo marcato 127. Accanto un piccolo omino e due frecce indicano la direzione per l'ingresso di Prometeo e quello della Rava.
Cronologia esplorazioni Abisso Prometeo
06-05-2017
Scoperta
dell’ingresso:
D.
Agrifoglio, P. Forconi, L. Russo
14-05-2017
Disostruzione
dell’ingresso e scoperta di un p40:
D.
Agrifoglio, P. Forconi, L. Russo, F. Sciaudone
20-05-2017
Disostruzione
ed esplorazione fino a circa -60m:
P.
Forconi, L. Russo, P. Turrini, V. Danieli
27-05-2017
Disostruzione
ed esplorazione fino a Sala Cozza circa -80m:
D.
Agrifoglio (?), M. Baldoni (?), P. Forconi, F. Nozzoli, L. Russo, F.
Sciaudone, P. Turrini
10-06-2017
Esplorazione
fino a pozzo Di-vino, circa -100m:
D.
Agrifoglio, M. Baldoni, P. Forconi, L. Russo, F. Sciaudone, P.
Turrini
17-18-06-2017
Esplorazione,
disgaggio e armo pozzo “Io non ho paura” fino a circa -220m:
M.
Baldoni, P. Forconi, V. Nicolia, L. Russo, R. Pettirossi, P. Turrini
25-06-2017
Esplorazioni
sala del Compleanno, fino a circa -250m:
P.
Forconi, L. Russo, (c’era qualcun altro?)
01-07-2017
Armo
e discesa pozzo “Il Viaggio” (p90), fino a circa -400m:
G.
Antonini, M. Baldoni, P. Forconi, R. Pettirossi, A. Rosa, L. Russo,
P. Turrini
15-07-2017
Esplorazione
Canyon fino a circa -450m:
M.
Baldoni, T. Biondi, P. Forconi, R. Pettirossi, L. Russo, P. Turrini,
Zairo (il suo nome?)
21-01-2018
Risalita nella prima parte della grotta a -60
F.Casadei, F. Sciaudone, M. Mulargia, M. Baldoni, P. Forconi
02-06-2018
Risalita nella prima parte della grotta a -60
F.Casadei, F. Sciaudone, M. Mulargia, M. Baldoni, P. Forconi
02-06-2018
Risalita
alla sala del Compleanno, a circa -250m:
M.
Baldoni, A. Rosa, F. Romana Ajale, M. Puletti, L. Russo
08-09-2018
Esplorazione
fino a Galleria del campo, circa -550m:
M.
Baldoni, A. Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, L. Russo, P. Turrini
29-09-2018
Esplorazione
fino a pozzo ARavaCiao, circa -600m: A. Benassi, R. Pettirossi, P.
Turrini
Si
fermano al campo base a -550m e tornano indietro: L. Russo e M.
Puletti
08-08-2020
Esplorazione
fino a Congiunzione con collettore Rava Bianca a -760m
A.
Benassi, F. Casadei, R. Pettirossi, P. Turrini
La punta che ha portato alla giunzione è stata purtroppo accompagnata da una serie di polemiche e accuse di 'pirataggio' da parte di alcuni nei nostri confronti. Le polemiche durante le esplorazioni non sono una novità, è un fatto però che in questo caso le discussioni, principalmente diffuse tramite social, sono sfociate anche in ingiurie e offese personali, gratuite e pesanti. Visto il contesto ed il tono abbiamo preferito evitare inutili battibecchi che avrebbero portato solamente ad acuire la situazione già al limite del decoro e della volgarità. Non rispondere via social, non vuol dire però assolutamente che siamo in torto. Le accuse di pirataggio sono totalmente inconsistenti.
Come si può vedere dalla cronologie delle esplorazioni, gli autori sono parte degli stessi esploratori che hanno condotto tutta l'esplorazione, mentre i materiali utilizzati sono il frutto di impegno economico collettivo.
Senza voler sollevare ulteriori polemiche e tenendoci lontani dal rispondere alle ingiurie e alle gravi offese che ci sono state indirizzate, ci teniamo quindi a difendere il nostro onore e la nostra correttezza rinviando al mittente le fantasiose accuse ed invitando tutti a fare più speleologia in grotta che sui social.
BIBLIOGRAFIA:
BOLLATI M.:"Il Formale a Carpineto Romano", in Bollettino Speleo Club Roma, n°11, 1994, pp.33-35
BULLI C. MANCINI B.:"Ouso della Rava Bianca: un'altra via per il fondo?" in Speleologia del Lazio n°7, 2014, pp.73-78
CAPPA E.:"Novità al Formale", in Bollettino Speleo Club Roma, n°12, 1996, p.59
CAPPA E.:"Il Formale di Carpineto Romano", in Speleologia, SSI, n°37, dic. 1997, pp.13-20
DALMIGLIO P.: "Geografia sotterranea dei Monti Lepini", in Speleologia del Lazio, n°7, 2014, pp.24-41
FELICI A. "Il carsismo dei monti Lepini (Lazio): il territorio di Carpineto Romano" in Notiziario del Circolo Speleologico Romano, anno XXII, n°1/2, 1977, pp.3-224
FELICI A. GIURA LONGO A- GRASSI L & TRIOLO I.:"L'essplorazione della grotta Ciaschi apre la porta alla scoperta del drenaggio profondo dei Monti Lepini (Lazio Italia). Atti XVII Congresso Nazionale di Speleologia (Castelnuovo di Garfagnana 1994) volume prima, 1997, pp.25-30
GIURA LONGO A. TAVERNITTI M. MAZZEO R., "Esplorazione della Rava Bianca", in L'Eco del Pipistrello: Gruppo Speleologico CAI Roma, n°1, 2007, pp.33-48
MECCHIA G. MECCHIA M. PIRO M. BARBATI M.:"Le grotte del Lazio. I fenomeni carsici elementi della geodiversità." Regione Lazio, Collana Verde dei Parchi, Serie Tecnica n°3,2003
MECCHIA G. PIRO M.: "Monti Lepini". in Speleologia n°68, Giugno 2013, pp. 26-30
OLIVETTI V., MECCHIA M., GIGANTE C.: “Le acque segrete dei Monti Lepini, nuove colorazioni e ipotesi idrogeologiche.“ in Atti V Convegno di Speleologia del Lazio, Notiziario n°16 Speleo Club Roma, 2012, pp.42-47
ZAMBARDINO A. TURRINI P. BATTISTI V.:a cura di "Speciale Atti del Convegno Carpineto Città della Speleologia", in Speleologia del Lazio, n°7, 2014, pp.42-78