lunedì 26 ottobre 2020

Apocalypse now: vagando sotto l'altopiano di Gorga

 

 

 La speleologia è un gioco, un bel gioco ma nella maggior parte dei casi sempre un gioco resta. In questi tempi di pandemia, il futuro prossimo della speleologia è per mille ragioni incerto e la possibilità di continuare i propri progetti quanto mai oscura. In questa prospettiva ci siamo voluti regalare una bella esplorazione di mezzo autunno, sperando che l'ignoto esplorato ci aiuti anche ad esorcizzare l'ignoto che ci attende. Il teatro dei giochi questa volta è il meraviglioso altopiano di Gorga, (Monti Lepini) dove ormai da decenni lavoriamo per cercare di dare una forma alla "Lepinia" sotterranea. Ci proviamo da non so più quanto tempo, eppure ogni volta arriviamo alla conclusione di aver capito poco e male. Questa volta è il turno del "Quinto Elemento" un nuovo abisso nato grazie allo sforzo e alla fede di tanti amici e che rapidamente sta diventando qualcosa di serio. Talmente serio da farci rivedere molte delle conoscenze che avevamo su questa parte dell'altopiano e da farci intravedere ancora tanto vuoto da esplorare! Dopo le precedenti esplorazioni che già ci avevano regalato almeno un chilometro di grotta diretta verso il "Ramo dei Bucanieri" nell'Ouso del Due Bocche, eravamo dell'idea di cogliere una facile giunzione... ma come al solito le grotte sanno sorprenderci e decidono per noi.

mercoledì 14 ottobre 2020

Chiare, fresche et dolci acque: il collettore del sistema Prometeo – Rava Bianca

(A. Benassi, S. Farinelli, R. Pettirossi, P. Turrini)


Come abbiamo precedentemente scritto, il sistema Prometeo – Rava Bianca, (LA2239-LA240) rappresenta già oggi un fenomeno carsico importante nel panorama della speleologia laziale e forse anche del centro Italia. In particolare sono le potenzialità di questo sistema: tanto in dislivello quanto in sviluppo a rendere tanto interessante quanto auspicabile un maggiore impegno nel suo studio ed esplorazione. Sul fronte esplorativo, le possibilità interne più promettenti si concentrano nelle zone profonde del collettore, ovvero del tratto pseudo orizzontale che si sviluppa ad una profondità compresa tra -730 e -760 (quota 440/410 slm) e che raccoglie le acque dei tratti verticali della Rava Bianca e di Prometeo. Questa parte del sistema è stata esplorata tra il 2005 ed il 2006 da un nutrito gruppo di speleo sotto il coordinamento del GS Cai Roma, mentre il sifone che rappresenta l’attuale fondo veniva raggiunto il 6 agosto del 2006 da Pino Antonini e Sandro Mariani. Il collettore si presenta da subito abbastanza umido e rapidamente diventa anche acquatico con numerosi tratti allagati. Proprio questa caratteristica ha limitato moltissimo le visite, tanto che il fondo ad oggi risultava visitato quell’unica volta ed il tratto finale oltre un passaggio semisifonante non era mai stato rilevato in modo strumentale. A quasi quindici anni da quelle esplorazioni e alla luce della recente giunzione, abbiamo pensato fosse il caso di andare a finire quell'ultima parte di rilievo e dare un occhiata per capire meglio la situazione.

Procedendo da monte verso valle, quello che qui definiamo collettore si può far iniziare con la giunzione tra il tratto classico della Rava Bianca (in sinistra idrografica) e il tratto a monte (in destra idrografica). Le portate in questo punto appaiono simili e la loro somma si può stimare in 1 l/s1. Una precedente colorazione ha appurato un collegamento idrogeologico di questo apporto in destra idrografica, con la grotta Du Manzi, (distante circa 500 metri in linea d’aria), va però ricordato che una parte significativa di questo flusso proviene in realtà dal Ramo del Quarantennale: un tratto discendente parallelo al tratto storico della Rava Bianca. L’apporto della grotta Du Manzi è quindi probabilmente molto limitato. Anche le dimensioni del meandro a monte della confluenza appaiono infatti modeste. Morfologia e dimensioni, che già mutano a valle della confluenza, cambiano invece completamente nel punto di giunzione con l’Abisso Prometeo. Qui il meandro si trasforma in una vera e propria galleria di grandi dimensioni e ampi tratti fossili. L’apporto idrico di Prometeo sembra giustificare ampiamente questo cambio di morfologia. L’abisso innestandosi in sinistra idrografica, apporta infatti da solo oltre 3 l/s al sistema. Proseguendo verso valle si possono identificare almeno altri due grandi arrivi provenienti dall’alto della galleria. 

Il primo, appena dopo l'ultimo saltino prima dei tratti allagati, proviene da una grande colata concrezionata di 10-15 metri (1 l/s); il secondo dopo il tratto allagato entra dall'alto in una zona caratterizzata dalla presenza di numerose eccentriche (1 l/s). Più avanti troviamo quindi un arrivo in destra idrografica (1 l/s) e infine un grande affluente, praticamente al fondo, di nuovo in sinistra (3 l/s). La stima totale del flusso che alimenta il sifone è quindi dell’ordine di oltre 10 l/s. Ovviamente le portate dipendono fortemente dalla stagione ed un bilancio complessivo necessiterebbe di una gran quantità di dati, ma già cosi possiamo determinare una gerarchia dei sistemi noti e ignoti. A conferma della grande differenza per esempio tra l’apporto della Rava e quello di Prometeo, già durante la precedente punta, abbiamo osservato come anche in una condizione di secca totale, le portate rispettivamente della Rava e di Prometeo fossero in rapporto di circa 1 a 3, con la prima quasi completamente asciutta.

In questa prospettiva, appare quindi evidente la grande importanza che potrebbe rivestire il grande affluente posto al fondo del sistema. Questo prima di confluire quasi nei pressi del sifone, può essere risalito per alcune decine di metri in una bella galleria che sbuca in una grande sala con evidenti tracce di crollo. Qui accanto alla evidente prosecuzione, di grandi dimensioni, in testa ad un camino di circa 15-20 metri, (da cui proviene l’acqua) si possono identificare anche altre due possibili imbocchi di gallerie fossili. Questo affluente si presenta quindi di estremo interesse esplorativo e la circolazione dell’aria sembra aggiungere elementi molto accattivanti. Gli ingressi attualmente conosciuti del sistema Prometeo – Rava, si comportano in prima approssimazione rispettivamente da ingresso alto e basso. Mentre il comportamento della Rava appare però ben definito, con flussi d’aria in uscita importanti in occasione di grandi differenze di temperatura (ben avvertibili per esempio in estate anche all’imbocco del grande pozzo d’ingresso), Prometeo non appare nelle medesime circostanze coerente, ed i volumi aspirati dall’ingresso noto appaiono decisamente modesti. Questo ci ha già da tempo portato ad immaginare che lo stesso si comporti da ingresso medio, dovendo quindi presupporre l’esistenza di un ulteriore e più importante ingresso alto. Restava da definire se lo stesso fosse identificabile in qualche arrivo presente nello stesso Prometeo o se dovesse trattarsi di una struttura completamente nuova e ignota. Già nelle relazioni esplorative del 2005 si fa chiaramente riferimento ad una forte corrente d’aria presente nel tratto semisifonante e proveniente dal fondo. La punta della scorsa settimana ci ha permesso di verificare che il grosso dell’aria circola effettivamente nel collettore provenendo dal fondo per poi essere aspirata e fuoriuscire dalla Rava dopo essersi sommata a quella in minima parte aspirata da Prometeo. A questo punto possiamo ipotizzare almeno un paio di punti: primo che visto che la circolazione appare controllata da questo ingresso ignoto, lo stesso devo presentare un dislivello significativo rispetto a Prometeo e quindi porsi sicuramente a quote ben superiori a 1200 slm. Secondo, che siccome la circolazione appare evidente e ben definita a soli cento metri dal fondo, l’unico affluente seriamente candidato risulta essere il grande arrivo sul fondo. Unica altra opzione potrebbe essere l’esistenza di un bypass del sifone, magari proprio in una di quelle due gallerie fossili che occhieggiano sempre nell’affluente. In quel caso si potrebbe immaginare una circolazione d’aria proveniente da un ulteriore affluente ignoto. Tutto è possibile, ma questa seconda ipotesi appare sicuramente meno probabile e comunque per levarsi questo dubbio basterà andare a fare quelle due risalite. Cosa che ovviamente faremo nella prima data utile. 

Per concludere non potevamo non dare un occhiata al sifone del fondo. Di grandi dimensioni, si presenta al termine di una galleria di forma decisamente freatica il cui fondo appare ricoperto di depositi fangosi. Non avendo confronti, non sappiamo quanto il livello di questo sifone possa fluttuare in base alle stagioni e al flusso. Al momento della punta non eravamo in una secca assoluta, ma neanche in condizioni di piena o invernali. Il sifone è probabilmente sempre alimentato. Chiaramente si notano livelli di piena ben più alti che sommergono buona parte della galleria per molti metri a monte. 

La soluzione che abbiamo scelto per ispezionarlo, possiamo definirla come la tecnica del pescatore di perle, ovvero rapida ispezione in apnea. Sotto la superficie si nota subito un dente di un metro un metro e mezzo, oltre cui la galleria risale. Appare chiaro che oltre questo gomito le quote della galleria siano comprese tra 0 e -2/3 metri circa. A conferma sul soffitto si osservano infatti diverse campane d’aria. Di queste, la prima a circa 4-5 metri dall’imbocco è stata raggiunta ma appare purtroppo senza sbocco. Più avanti se ne intuiscono altre e la galleria appare proseguire in piano e sempre di grandi dimensioni con una larghezza di due o tre metri. La presenza di campane d’aria ci fa immaginare che il sifone possa aver fluttuato da una secca totale che ne abbia abbassato il livello, anche se è difficile immaginare se una tale fluttuazione sia un fenomeno stagionale o eccezionale. Non avendo foto di confronto non sappiamo attualmente definire se il livello osservato nel 2006 fosse inferiore o simile. Possiamo però osservare come dal rilievo il tratto su cui si sviluppa il sifone si presenti impostato sulle fratture principali appenniniche, mentre nonostante si osservi la presenza di una faglia, la stessa non sembra averlo tagliato. Inoltre osserviamo come nel collettore il precedente tratto semisifonante si sviluppi lungo le stesse direttrici per non più di 40-50 metri e con le medesime morfologie. Alla luce dell’osservazione diretta, appare quindi molto probabile che anche questo tratto sia un breve moncone di galleria allagata, oltre cui il collettore prosegua aereo la sua corsa verso le Grotta del Formale. Ovviamente solo le future esplorazioni potranno trasformare queste ipotesi in certezze. Se c’è una certezza già da ora, è che il sistema è grosso e per buona parte ancora ignoto, ma che allo stesso tempo anche il lavoro da fare sarà grosso e richiederà molte forze e buona volontà: tanto in interno quanto in esterno.

1Tutte le portate sono da riferirsi alla data della punta ovvero 10/10/2020 ed hanno chiaramente valore indicativo di proporzione le une rispetto alle altre. Piuttosto che un bilancio idrologico del sistema, questo ci permette una prima definizione gerarchica dei vari apporti e quindi stima sui sistemi di drenaggio noti e ignoti.           

2 L'Abisso Prometeo è inserito nel catasto del Lazio con il numero LA2239; le informazioni contenute nella sua scheda contengono però alcuni refusi: il più grave riguarda il dislivello che ovviamente non è di -849 metri. Probabilmente vi è stata uno scambio tra sviluppo planimetrico e dislivello. Alla data dell'accatastamento, la profondità rilevata era infatti di circa -505, mentre l'esplorato si fermava intorno ai -640. Ovviamente attualmente il rilievo risulta invece terminato e completo nell'interezza del Sistema. Trattandosi di una giunzione, il rilievo di Prometeo è stato agganciato al collettore della Rava Bianca seguendo anche un nuovo rilievo di parte dello stesso per ottenere una corretta sovrapposizione ed una serie di caposaldi a cui fare riferimento. Per chiudere le poligonali si è inoltre rilevato anche il tratto esterno tra i due ingressi.