sabato 23 aprile 2016

Wor n'su_The tunnel system






Per la mitologia dei Mejprat del lago Ajamaru, nel nord della Nuova Guinea, il mondo è complicato e pieno di piani e luoghi strani attraverso cui transitare. Oltre ad un mondo di sopra esiste un mondo di sotto, attraverso cui fluiscono energie ed entità, nonché ovviamente sede di fantasmi e spazio per la rinascita di animali e piante. Un mondo che però comunica con quella di sopra attraverso numerose aperture e grotte di cui il plateau di Ajamaru è pieno. Ma la manifestazione più importante di quest visione del reale si ha con la credenza nel Wor n'su, ovvero il regional tunnel system, un reticolo di spazi sotterranei che collega e unisce l'intera regione e attraverso cui i Dema e le altre entità viaggiano e si muovono. Il Wor 'nsu e le sue strade, denso tanto di elementi magici e rituali, quanto di richiami alla forza generativa e sessuale è rappresentato sotto forma di simboli negli Ikat, i tessuti, sulle case e anche sui corpi degli iniziati. Doppi diamanti, ruote da cui si dipartono raggi, reticoli di linee, tutti descrivono un mondo sotterraneo capace di collegare rocce grotte e acque. Storie e mitologia hanno radici complesse, ma in questo caso è difficile non vedere un legame forte con la natura stessa del territorio dei Mejprat, caratterizzato da un diffuso carsismo, ma anche da alcuni fenomeni grandiosi che non possono essere passati inosservati nel corso dei secoli. Il fiume Auk in particolare sembra incarnare l'immagine di una via grandiosa e metafisica per un altra dimensione. I suo enormi trafori sembrano proprio far pensare ad un sistema di tunnel capace di attraversare e unire i luoghi. Con i suoi circa 40 metri cubi al secondo di media il mondo sotterraneo creato e attraversato dell'Auk è probabilmente un mondo a parte difficile da immaginare. Un mondo che prossimamente tenteremo di raggiungere e percorrere. Il Wor n'su attende i suoi esploratori! 

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lunedì 18 aprile 2016

Volando tra i gessi di Monte Mauro


Tra i cristalli del Parco della Vena dei Gessi, volando sopra diedri, cenge e pareti percorse da secoli di Storia verso la piccola grotta dei Banditi. Qui e nelle numerose miniere ai piedi della parete durante l'impero romano si estraeva il gesso secondario, la trasparente schiuma di luna che i latini chiamavano Lapis Specularis. Una ricchezza il cui sfruttamento attraverserà il tempo con alterne fortune almeno fino al XV° secolo. 

venerdì 8 aprile 2016

Mubi Karst Bridge

In pochi probabilmente l'avranno mai sentito nominare, forse nessuno, eppure questo piccolo (in quanto a lunghezza) traforo sperduto nella highlands meridionali della Nuova Guinea è quanto resta della grotta percorsa dal fiume sotterraneo probabilmente più grande del pianeta, almeno tra quelle ancora esistenti nel quaternario. Con un bacino di circa 2850 km2  e una stima di oltre 110 metri cubi al secondo di media (probabilmente sottostimata) il ponte o arco del Mubi è attraversato da un fiume semplicemente mostruoso per gli standard ipogei. Con un ampiezza di circa 300 metri ed un portale che dalle immagini aeree si può misurare in oltre 80 metri, probabilmente questa grotta non nasconde più molto buio al suo interno, ma in quanto a spettacolo e rumore dev'essere oltre ogni immaginazione. Tempo addietro credevo fosse speleologicamente sconosciuto; mi sbagliavo. Mi era sfuggito un rapido ed efficace sopralluogo realizzato dal grande Gerald Favre nel 1983! Poche note a margine di una survey realizzata presso il vicino lago Kutubo e in alcune aree delle southern highland, ma anche alcune immagini fissate nel suo film Megadolines!  D'altro canto il traforo è ben presente sulla cartografia di dettaglio (100,000) degli anni '70. Qui è ben segnato il punto dove il fiume scompare nel sottosuolo, ovviamente per riapparire poco più avanti, e anzi lo stesso arco-ponte è usato da una pista per traversare il fiume Mubi. L'intero corso prima del traforo segnato da una profonda gola, testimonia come in un passato lontano, questo mostro d'acqua e di pietra scorresse nell'oscurità prima di divorarsi da solo.