mercoledì 19 dicembre 2012

Uscita alla grotta dei Partigiani

Un pò per festeggiare la mancata FinediMondo, un pò per salutare il Solstizio d'inverno è sperare che le giornate comincino ad allungarsi... Domenica 23 dicembra, la Società Speleologica Saknussem organizza un uscita presso la grotta dei Partigiani, nell'area di Monte Mauro. La partecipazione è libera, l'appuntamento è per le 9.00 davanti alla biblioteca comunale.

sabato 24 novembre 2012

VideoFrammenti dalla Grotta della Lucerna


Uno spezzone del video girato con gli amici del Gruppo Achellos due anni fa. Adesso che è ormai chiaro a tutti che l'intera Vena del Gesso era un distretto minerario della Roma Imperiale, stiamo preparando nuovi filmati per seguire e raccontare le sottili tracce di una Storia dimenticata...

lunedì 15 ottobre 2012

Escursioni & incontri nella Vena del Gesso



 All'interno della festa dei frutti Dimenticati Scarica il programma

Ad Speculum_Escursione guidata sopra e sotto la Vena del Gesso, 
sulle tracce delle Miniere dimenticate di Lapis Specularis

Sabato 20 ottobre ore 9,00 
presso la Casa della Cultura di Casola Valsenio



Venerdì 26 ottobre ore 20,30
presso la Casa della Cultura di Casola Valsenio

_______
 
Lapis e non solo negli itinerari geologici su Geo-Net

giovedì 4 ottobre 2012

Saknussem nei monti Lepini



Da Casola_Speleopolis a Carpineto_Città della Speleologia
Sabato per parlare di vecchie 
e nuove esplorazioni nei monti Lepini


giovedì 13 settembre 2012

Lapis a Casola



Vista la buona riuscita della serata di Faenza, si replica, questa volta a Casola Valsenio, venerdi 26 ottobre alle 20,30 
presso la Casa della Cultura

lunedì 3 settembre 2012

Lapis a Faenza


Venerdì 7 Settembre, serata sulle miniere di Lapis Specularis, 
a Faenza, presso la Bottega Bertaccini

giovedì 30 agosto 2012

La grotta di Venere: brevi riflessioni


La grotta di Venere


Particolare del livello di riempimento: si notino le tracce di lavorazione sia sopra che sotto il livello concrezionato


La grotta di Venere è una piccola cavità praticamente quasi completamente artificiale, situata nell'area di Monte Mauro (Vena del Gesso), a pochi metri dalla più conosciuta grotta dei Banditi. Cavità importante per i numerosi ritrovamenti archeologici che ne attestano una frequentazione che dal bronzo si protrae con continuità nel periodo romano e successivamente.  Se l'uso di quest'ultima cavità è stato oggetto d'ampio dibattito, proponendone un uso abitativo, o almeno come riparo temporaneo per gruppi di cacciatori, cosa probabile almeno per il periodo più antico, non è invece facile verificare che tipo d'uso possa esserne stato fatto nei tempi successivi, a cui potrebbero corrispondere i numerosi adattamenti e modifiche che si rinvengono. A complicare le cose si è quindi posta questa piccola cavità situata alla base della medesima parete, a poche decine di metri di distanza. Come si vede dalla foto, si tratta di una cavità a sezione ellittica, (da cui in modo un pò triviale è derivato in tempi contemporaneo il nome stesso), apparentemente impostata su una frattura, di cui ci è ignota la forma originale in quanto entrambe le pareti si presentano lavorate, costituita attualmente da una sola galleria diritta, larga mezzo metro e alta circa 2, di lunghezza inferiore ai dieci metri, che termina su un piccolo saltino in corrispondenza di una nuova frattura perpendicolare. Scoperta alcuni anni fà, in origine presentava un grosso deposito di riempimenti di terra e frammenti, che in parte la riempiva. Purtroppo il deposito è stato completamente rimosso a seguito di uno scavo, perdendo probabilmente molte informazioni importanti. A testimoniarlo resta solo il livello sulle pareti, in parte concrezionato. Proprio l'osservazione di questa traccia pone alcune domande: in primo luogo si nota in modo evidente che la lavorazione composta è da solchi paralleli, prodotti con molta probabilità da uno strumento metallico, in tutto simili a quelli presenti nei siti estrattivi di Lapis. Solchi che si presentano continui sia sopra che sotto il livello di riempimento stesso. Questo ci permette chiaramente di immaginarli abbastanza antichi, e ci obbliga a domandarci come si sia formato il riempimento. Sempre sulle pareti, possiamo vedere che la traccia concrezionata delimita nettamente i solchi 'puliti' inferiori, da quelli 'concrezionati' superiori. Questo ci porta a immaginare il riempimento come 'coevo' del periodo di lavorazione, o almeno successivo in tempi relativamente brevi. Se la galleria si presenta orizzontale o lievemente in salita, il riempimento invece si presenta orientato come un conoide che punta verso l'interno con la parte più alta in corrispondenza dell'imbocco. Il problema è che l'imbocco attualmente si apre su una parete praticamente verticale, e sospeso a circa un metro e mezzo dall'attuale piano di campagna. Prima ancora che domandarci a cosa possa essere servito questo 'scavo' bisognerebbe domandarsi perchè l'ingresso non tocchi neanche 'terra' e si trovi sospeso, costringendo ad una scomoda 'arrampicata' per entrarvi. Al protagonista del film 'Ritorno al Futuro', viene spesso rimproverato di non pensare in termini quadridimensionali, cioè di escludere al variabile tempo dall'analisi del territorio. Fare uno sforzo di fantasia in questi termini forse potrebbe essere un idea. Forse l'ingresso 'attuale' non è l'ingresso 'originale' ma solo un moncone dell'opera, così come spesso ritroviamo monconi di grotte sospese o tagliate a metà delle pareti. I tempi ovviamente sono diversi, ma anche la roccia, ed il gesso, e le rupi di gesso in particolare, evolvono abbastanza rapidamente. Si potrebbe a questo punto immaginare che la parete possa essere 'arretrata' anche di poco, facendo scomparire un paleo-ingresso, questa volta a pozzo che immetteva nella galleria che oggi ritroviamo tagliata. Se così fosse, i riempimenti sarebbero 'caduti nel pozzo' e raccoltisi alla base si sarebbero naturalmente disposti verso il fondo. Ovviamente si tratta di una ipotesi, che però potrebbe dare un senso anche ad alcune nicchie poste nei pressi dell'ingresso su entrambe le pareti, che potrebbero avere assolto la funzione di 'scalini' per scendere dall'alto. O almeno cosi viene in mente paragonandoli a quelli trovati nella grotta della Lucerna e non solo, per scendere i salti verticali. Ovviamente potrebbero essere serviti anche per chiudere l'ingresso apponendo una sorta di cancello, ma utilità a parte, resta da spiegarsi perche la galleria appare 'scomodamente' sospesa. Attualmente pare che siano ripresi lavori di scavo nella grotta, nell'idea che l'attuale fondo nasconda altre prosecuzioni. Non so dire se la cavità sia ostruita o semplicemente termini, la prima impressione che ho avuto l'anno scorso è stata che terminasse, ma il bello delle scoperte è sbagliarsi per poter scoprire di nuovo dell'altro. Riguardo alla funzione, sull'onda del momento viene ovviamente da pensare che possa trattarsi di una attività estrattiva, anche se a onor del vero le tracce di gesso in lastre sono abbastanza scarse, solo alcuni resti su pavimento e pareti nonchè alcuni frammenti in esterno. In tutti i casi, credo si debba ragionare anche in relazione alla presenza della grotta dei banditi, per elaborare un ipotesi realistica. Speriamo soltanto che questa volta si presti maggiore attenzione ai depositi e all'integrità del sito. Per rompere la 'monotonia' degli articoli legati alla Pietra dello Specchio, che ormai sta diventando un pò inflazionata, la prossima volta vediamo di ragionare di arte rupestre. Petroglifi e incisioni sulla Vena del Gesso? Boh... perchè no....








venerdì 24 agosto 2012

Lapis Specularis nella Valle del Senio

Frammenti di Lapis provenienti dalla parete


Le nostre ricerche sono partite dall'area di Monte Mauro,  fino ad ora, il grosso delle tracce di estrazione mineraria ritrovate si sono quindi  concentrate intorno alla vallata della Sintria. Se da un lato alcune peculiarità geologiche della zona facevano pensare a motivi oggettivi, dall'altro era anche vero che le stesse ricerche avevano puntato principalmente su quella zona. Allargando il raggio d'azione, a  ben cercare cominciano infatti a venir fuori tracce di attività mineraria antica anche nella valle del Senio. Precisamente nel Comune di Casola, sono almeno tre i siti, tra nuovi e vecchi rivisti con occhio nuovo, candidati ad essere antiche miniere di 'selenite'. Su uno in particolare si può teorizzare che abbia mutato nel tempo funzione, venendo progressivamente adattato anche morfologicamente. Da saggio estrattivo a fornello di cottura del gesso e quindi a riparo per animali.  Guardando bene, quello che a prima vista sembrerebbe un semplice riparo, si può notare che in alto si rinvengono ancora tracce di due canali di volta 'naturali' di piccole dimensioni; proprio il tipo di morfologia identificata e seguita per le esplorazioni minerarie. Da questi canali sembra che il lavoro di allargamento sia proseguito verso il basso creando un ampio volume artificiale nella direzione stessa del canale. Sulle pareti le cristallizazioni di lastre sono evidenti in più punti. Da  questa possibile funzione originaria, lo spazio potrebbe essere stato usato come fornace stessa di cottura del gesso, come dimostrerebbero le abbondanti tracce di cottura delle pareti stesse, nonchè le forme arrotondate di alcune 'camere'. L'ultima funzione, come riparo per gli animali è contemporanea, e si giustifica anche in ragione di una circolazione d'aria fredda, uscente in estate, che proviene proprio dal moncone naturale del canale di volta, e che rende il posto fresco nelle giornate più calde. Non appare invece giustificato lo sforzo di scavare ex-novo un tale volume come riparo per animali. Difficile come al solito datare l'origine, anche se la presenza di una rete di sentieri e insediamenti antichi nella zona fanno sperare. Difficile anche separare le funzioni di estrazione delle lastre di Lapis Specularis, dall'eventuale cottura di parte del materiale, in quanto come ci ricorda il buon Plinio:

"Ma s'è trovato, che'l migliore di tutti (i gessi) è quello che si fa di pietra speculare, o che habbia tale scalia. Adoperasi il gesso subito ch'egli è mole, perchè a un tratto si rapiglia e secca nondimeno comporta, che di nuovo si pesti e si riduca in polvere. Il gesso è molto gentil cosa per fare figurine, fogliami e ghirlande de gli edifici"

Come dicevo nella cavità si trovano tracce di cristalli, ma il grosso lo si trova appena fuori, a pochi metri dall'ingresso, sulla parete, che brilla al sole e ogni tanto frana a terra; una grande vena in cui si distinguono bene le lastre di buone dimensioni e anche discreta trasparenza. Se effettivamente si trattasse di un sito d'estrazione, non è quindi difficile immaginare una attività di coltivazione in parete, con occasionali saggi di scavo. La carta della Vena del Gesso con il tempo si va riempiendo delle posizioni di nuovi siti archeologici sicuri o possibili, contribuendo a dare una prospetiva nuova sulla frequentazione umana di queste zone. Purtroppo sull'ubicazione di questi nuovi siti, per varie ragioni, per ora dobbiamo mantenere un certo riserbo.

martedì 21 agosto 2012

Lapis Specularis: De Natura Fossilium


 

Tra l'ormai vasta bibliografia sul Lapis Specularis non poteva mancare Georgius Agricola, il famoso autore del 'De re metallica'  sulla natura dei metalli, e del meno famoso ma non meno importante 'De Natura Fossilium' del 1546. Il quinto libro di questa opera è infatti espressamente dedicato ai geodi, alla ematite e alla selenite e infine al lapis specularis. L'autore fa ovviamente riferimento ed intreccia i dati di Plinio e del Dioscoride, cercando di dirimere la confusione tra i termini  gesso, selenite e specularis, che già era grande al  suo tempo:




 While man, through his ingenuity, makes gypsum from lapis specularis, nature on the other hand sometimes makes lapis specularis from gypsum. Its name comes from speculum because it is transparent and, having been polished, will reflect the image of anything on one side. It is called σβληνίτης by certain Greeks either because it was usually found at night when the moon was increasing in size or because it drew within itself the image of the moon at night or because it was pellucid and reflected the exact image of the moon each day showing the increase and decrease in size. Others called it αφροσίληνος because many had become convinced that the moon was made of this mineral just as the ignorant have become convinced of the even greater absurdity that it is foam of the moon.

 ma aggiunge anche molte informazioni personali, legate alla sua origine teutonica, informazioni del 'presente' fuse tra citazioni classiche.  Da lui apprendiamo per esempio le modalità d'uso e la coltivazione dei numerosi giacimenti di gesso nell'europa centrale, in Thuringia e Sassonia:

 You have mentioned these under things that are found here and which can be used in medicine and in our buildings.
...
 Selenite is mined in many places. It is abundant in eastern Spain near the town of Segovia and less abundant in Gaul; in small quantities in Saxony near Hildesheim and toward the base of Mt. Desterus beyond Bunsedorf; abundant in Thuringia two miles from Northusa in the Stei-gerwald valley; abundant in the mountains where the Vicelebii have built their famous and strong fortress of Stein; in small quantities in Misena toward Sala; at Bononia, Italy, where a portion of the walls is made from it and where it is found in many foundations; in Sicily, Cyprus, Phrygia, Cappadocia, Arabia, Egypt and Africa. It is either all white, all black or half white and half black as that mined in Hanover in the vicinity of Francisca at the foot of Mt. Desterus. Some of the white is similar to ophite because of its black spots. This variety is found even today and Theophrastus writes that it came from Egypt in ancient times. The honey-white variety is rare. Most of the white is transparent while all other varieties are either less transparent or opaque.

They are found in several places and along the Elbe river for when it overflows it sometimes carries these minerals. Gypsum is sold by the common people and we use their name. They call lapis specularis 'Mary's Ice,' concerning which Pliny has written most exhaustively, it seems to me. Selenite is well named since it splits with exceptional ease into very thin sheets. At one time Spain pro­duced a large amount of this mineral from an area within one hundred miles of the town of Segovia. Today it is produced in Cyprus, Cappadocia, Sicily and especially Africa.

L'uso del gesso cotto, la creazione di statue di santi, l'intaglio del minerale allo stato nativo:

Pliny writes that Lysistratus of Sicyon, brother of Lysippus, was the first to sculpture the figure of man from this mineral and then cover the figure with wax to free it from any imperfections.6 At Northusa in Thuringia a gray wall has been built from the gypsum that occurs in beds in the vicinity and the wall of the port of Algiers, a town of Mauretania, Africa, is of similar material. Pliny writes that the sourness of wine is reduced through the use of African gypsum. Theophrastus writes that fullers have used this mineral instead of cimolian earth at various times for preparing animal skins. It dries when used as a remedy and has the power of producing a film over any­thing. For that reason it stops the flow of blood when mixed with the white of an egg. Having been burnt and thus made more tenuous it dries more but is less able to produce a film over anything. When drunk it is fatal since it blocks the veins and causes acute constipation.

 Proprio sulle pratiche medicinali collegate all'uso terapeutico del gesso, direttamente mutuate dal Dioscoride e legate alla medicina degli umori di Galeno, ancora per la maggiore nel XVI° secolo, si soffermano molte note che pongono l'accento sulla differenza tra 'gesso' comune e cristalli di 'lapis':

Today certain people take the rough stone from a selenite quarry and after burning it use it in the place of lime. Fragments drunk in sour wine relieve dysentery. If the powder, after burning, is sprinkled on fistulas and ulcers it promotes the growth of flesh.  

Interessante inoltre la citazione su alcune chiese che nella sua epoca, usavano vetrate in lapis:

Since it is transparent they made panes of it, even within the memory of Seneca, and these were placed in windows since they shut out the air and transmitted light. A church in Cosuicus, Saxony, and another in Merseburg, Thuringia, have window panes of this mineral.

Nelle speculazioni circa la 'natura' e l'origine di questo strano materiale, viene riprese l'idea già presente in Plinio dei 'vapori' o 'umori' congelati, che assimila i cristalli al ghiccaio, ma la cosa più interessante è la testimonianza del nome in uso, almeno nell'area linguistica dell'autore, di Ghiaccio di Maria:

There are, in a part of Bononia, Italy, small spotted pieces bound together with the surrounding hard stone that have an appearance very similar to the material which is dug from the deepest parts of the mines in Spain. Also it is found included in rock within the earth and is mined. To date pieces which occur free in nature have not been found that are longer than five feet. Certain ones say that, just as a humor of the earth is frozen into quartz and congealed into a stone, the marrow of the bones of wild animals that fall into certain pits is changed into this mineral by nature after a winter. Occasionally it is found black but it is usually an intense white, when it is quite soft, from the effects of sun and weather. It will not deteriorate, if it is not in­jured, when it is taken from rocks of many genera. They have found a use for the fine material for sprinkling around the outer part of the circus during the games in order to give it a dazzling white color. Pliny writes this about selenite and noth­ing could be more clear. 
...He expresses our opinion when he says that it is frozen like quartz and for that reason is called 'Mary's Ice' (Marieneis

Le stesse informazioni vengono dall'autore ripetute sotto forma di dialogo:

 ...For that reason it is used in windows the same as glass. Such a window can be seen in a certain old church of Marieburg. 
Ancon. "Albertus writes the same and says that in the place of the lead which is used to strengthen the glass, smooth pieces of wood are used. 
Bermannus. "That is right. 
Ancon. "Moreover he writes that he himself had seen such large quantities of it in Germany that they filled wagons with it. He says that it is found in France to­gether with gypsum, a part of which is of the very highest quality. 
 Bermannus. "Albertus is right. When our people suffer from dysentery they take a piece the size of a walnut, powder it, place it in sour wine and drink it. Many people have been cured of sickness in this way. 
Ancon. "It is obviously related to gypsum since the Arabs drink the latter to stop the expectoration of blood, to stop menstrual flow and to cure dysentery. 
Naevius. "Dioscorides writes that gypsum will stop the flow of blood but when drunk causes strangulation. Galen does not give it as a drink but recommends that a plaster be made from gypsum, the white of an egg, fine wheat flour and some pleasant binder and used to stop bleeding. 
Bermannus. "Then it is safer to drink selenite without wine. Up to now, it has in­jured no one and I have seen and heard of many people being helped fey it."

L'uso in edifici religiosi in epoca moderna,  la sua natura 'misteriosa' che viene legata quasi ad un prodigio, un ghiaccio speciale, nonchè l'uso medicinale, fanno di questo materiale un qualcosa di potente in grado di veicolare al tempo stesso cura e protezione; cosa questa del resto già presente nel testo di Pedanio Dioscoride, contemporaneo di Plinio che nella versione tradottati dal Matthioli ci ricorda come:

Dannosi i suoi frammenti a bere per lo mal caduco, portanla al collo le donne per le malie, che appiccata agli alberi aumenti il fruttificar loro

Aumentare i frutti, quasi fosse un gioco di trasparenze e riflessi speculari. Riflessi e rimandi che sembrano tracciare una linea di continuità, un futuro anteriore, rispetto alle odierne terapie alternative. L'odierna cristalloterapia vede infatti proprio nella selenite un veicolo potente per trasmettere e incanalare 'energie'  nonchè connettere l'individuo all'universo, leggendo in questo nuovamente l'antico gioco analogico tra 'luna' e pietra, nonchè tra luce riflessa e moltiplicata. C'è da stupirsi a scoprire quanti cristalli di selenite siano oggi in vendita nella rete globale, con valore d'uso non tanto geologico quanto terapeutico-metafisico. Come diceva Borges, si fa fatica ad inventarsi qualcosa di nuovo. Per concludere, se tra i luoghi antichi d'estrazione anche Agricola riporta l'informazione di Plinio circa l'isola di Cipro, è interessante notare come in un opera geografica di fine '600 sulla detta isola, nella sezione sulle ricchezze e le miniere presenti si faccia riferimento al 'cristallo':

Qui sono miniere d'allume, dello stagno, del ferro, e del zolfo e vi si trovano ancora agate, cristallo, diaspri smeraldi e coralli bianchi e rossi... 

Ovviamente nell'isola di Cipro è ben presente il gesso, tutt'ora sfruttato a livello industriale, e anche la varietà in grandi cristalli di selenite è ben presente, tanto da finire anche su alcuni francobolli commemorativi. Che non sia mai si debba andare anche a Cipro per inseguire le sottili tracce della Pietra di Luna? Perchè no...


p.s.
(ovviamente Agricola non scriveva in inglese, ma come suggerisce il titolo in latino, ma ho creduto più comoda la versione inglese) 

 ©SocietàSpeleologicaSaknusem_2012

lunedì 20 agosto 2012

Dark side of the moon


"La pietra Selenite, la quale alcuni chiamano aphoseleno, è così chiamata perciochè  si ritrova piena la notte, nel crescere della luna, con cui cresce parimenti e scema"
 Pietro Andrea Matthioli, Dioscoride, 1557


La Società Speleologica Saknussem di Casola Valsenio, organizza una escursione notturna nella Vena del Gesso. Alla scoperta degli angoli meno noti inseguendo antiche  tracce e sentieri nella Pietra di Luna.

La montagna di gesso non è mai stata una barriera. Piuttosto che dividere e ostacolare, era in passato percorsa ed esplorata anche suoi tratti più aspri e rocciosi. Nelle ore fresche della sera percorreremo le pareti di gesso attraverso cengie, scalini e facili tratti attrezzati con corde di sicurezza.  

L'escursione avrà luogo Venerdì 31 Agosto con partenza alle ore 18,00 da Casola Valsenio, per una durata di circa 3 ore con rientro previsto quindi intorno alle 21,30

L'uscita è a numero chiuso per informazioni e prenotazione si prega di chiamare:

3494211043 Andrea
3470813951 Biagio

mercoledì 1 agosto 2012

Terra_Incognita_Primo Report Seram_2012



"...dove riferiscono alcuni che per quattro canali sia continuamente portato l'Oceano e per diecinove bocche assorbito nelle viscere della Terra. Conviensi parimete il nome di Terra Incognita a tante isole, quasi piccioli mondi che nell'immensità dell'Oceano se ne stanno come perse"

L. Passerone, 1672

Prima si gioca con l'acqua dolce...

Fresco di battitura ecco il primo report sulla pre_spedizione a Seram rientrata il mese scorso. 

... poi c'è sempre tempo per quella salata

Il ritorno è previsto intorno a luglio 2013!


mercoledì 25 luglio 2012

venerdì 13 luglio 2012

Un bel posto per una futura spedizione...

Chi scopre dov'è è bravo... a sinistra l'area carsica sale da q.200 del fiume a q.1400 circa... a destra uguale

La sorgente_cascata principale è alta circa 300 metri e larga 80...


Uno dei sinkholes a monte delle sorgenti... se ne vedono da q.300 a q.1300...

Tanto per avere sempre un piano di riserva, con il buon Guido ci siamo messi a cercare posti lontani da tenerci per la vecchiaia. Questo che è venuto fuori non è male. Non è dietro l'angolo, ma neanche troppo folle, di sicuro è totalmente inesplorato e con buone prospettive. Non è nelle montagne di Nakanai, ma ci somiglia parecchio. Un fronte di sorgenti e cascate impressionante, sul fianco di un grande plateau carsico che sale di oltre un chilometro di dislivello, e appare traforato di pozzoni di varia forma e misura. Non maleChi scopre dove si trova è bravo...

domenica 8 luglio 2012

Sapalewa_2013...

E' molto più grande di quanto sembri...

Stiamo studiando i sistemi usati da Inglesi e Francesi per traversare e montare tirolesi. Le cronache delle esplorazioni di Nare, Ora o Mynie, parlano tutte di simpatici arpioni: tirati modello pirati all'arrembaggio o sparati con lanciatore pneumatico stile incursiori allo sbaraglio. La cosa più simpatica però è la slitta autocostruita tipo idrospeed, su cui viaggiare, anzi essere sparati dall'altra parte dalla corrente, agganciati fortunosamente alla linea-vita (quella fissata con l'arpione sull'altro lato). La cosa buona è che i fortunati sorteggiati per le prove di attraversamento, buona sempre la prima, riferiscono di non aver avuto il tempo di spaventarsi una volta tra le onde... tanto rapidamente si sono ritrovati dall'altra parte. L'eventualità che l'arpione si sganci con il fortunato a metà del guado non è stata contemplata e che sappia io mai sperimentata...

sabato 7 luglio 2012

Lapis Specularis_ Quando il gesso si fa vetro

L'antico avamposto romano di Ad_Speculum nell'attuale Tunisia, oggi oasi di Chebika
Miniere di fosfati_Tunisia area di Gasfa
Archeologia sperimentale con il Lapis Specularis_ una finestra partendo dalla lastra grezza
Venerdì 27 luglio alle 20,30 in Piazza Oriani a Casola Valsenio, in occasione del Mercatino delle Erbe di Casola, ci sarà una conferenza sulle antiche miniere romane di Lapis Specularis e le ultumi ricerche tra Monte Mauro e la Tunisia

venerdì 6 luglio 2012

Una bella piena ad Hatu Saka


 Gua Hatu Saka sull'isola di Seram, è attualmente la grotta più profonda dell'Indonesia, con circa 400 metri di profondità. Esplorata da una spedizione internazionale nel 1998 che ne raggiunto un fondo, ma lasciando intendere dal rilievo la prosecuzione su un ramo 'molto attivo'. Il problema principale infatti è l'acqua che entra anche normalmente... Poi se piove ci si diverte, come ha scoperto la spedizione Indonesiana che l'anno scorso ha tentato di scenderla...
Ad oggi è stata scesa quindi una sola volta, e considerato che si apre a q.1100 circa, e che la sorgente probabile è a quota 50 slm....
Magari il prossimo anno quando torniamo a West Seram, dovendo avere oltre un chilometro di corde, ci si potrebbe fare una scappata, tanto il sentiero per raggiungerla dal villaggio di Saleman l'abbiamo visto, gli amici in paese li abbiamo... Magari speriamo nel tempo sereno....


La voce del grande Leviatano...


giovedì 5 luglio 2012

Il Sapalewa...

Per le proporzioni si può usare il fiume, che prima di scomparire misura circa 40 metri di larghezza...

giovedì 28 giugno 2012

I cento volti dell'acqua...

La grotta comincia... dove finiscono gli alberi

Con 30 secondi di esposizione i fiumi diventano lastre d'asfalto... ma con 1 secondo anche 800 lumen sono pochi...

... acqua sotto, acqua sopra, Il Grande Leviatano, il mostro mangiaspeleo, fa veramente paura
Alì si gode un raggio di sole nella grotta delle sette principesse_Saparua_Speleologia Tropicale... non può far male!
L''acqua a Saparua si muove lenta, un delicato respiro di marea

martedì 26 giugno 2012

West Seram & Cecilia Range

Il Cecilia Range dal mare
Le cime più alte raggiungono i 1400 metri
I primi coni vicino a Kasieh, chiamati 'del dromedario' dalle antiche carte olandesi
L'ingresso di monte di Gua Sapalewa, uno spicchio di fiume si può vedere in basso a sinistra, circa 60-70 metri sotto la mia posizione

L'area carsica di West Seram comprende due massicci principale oltre a numerose aree di coni isolati. Proveniendo da est il primo che s'incontra è il Cecilia Range, con cime fino a 1400 e la presenza in carta di possibili inghiottitoi in quota. La Gua Sapalewa si sviluppa invece nell'Hatu Towile, una appendice del Towile BouBou che raggiunge i 1250 metri circa. Proseguendo verso ovest s'incontrano alcune serie di coni isolati e quindi una bassa zona calcarea quasi tabulare che raggiunge il mare con pareti e falesie fino a Kawa

Cercando grotte all'ombra del Nunusaka

S. Thomas_ Lo stato presente dei popoli del mondo_1738


In principio era il Nunusaka, il monte mitico; perso da qualche parte nelle foreste di west Seram. Posto al centro delle Confederazione dei tre fiumi, terra di Alune e Wamele. Dal Nunusaka, uscirono gli uomini che si sparsero per l'arcipelago attraverso le mille isole delle Molucche a popolare l'umanità. Quando il mito s'intreccio con la storia, allora arrivarono gli Europei a cercare le Spezie, ricchezza e maledizione, miraggio e follia. Per noi oggi l'isola di Seram, l'isola madre, è il luogo dove iniziare una nuova storia, una storia di acqua e roccia, inseguendo grandi fiumi sotterranei tra foreste e antiche carte della Compagnia delle Indie. Che Seram potesse essere una destinazione speleologica è una vecchia idea che mi era entrata in testa dalla fine degli anni '90, in particolare dopo aver visto una carta geologica che riportava 'limestone' per tutta la possente dorsale che attraversa l'isola superando i 3000 metri. Negli stessi anni, inglesi e australiani, ebbero la medesima idea, ma furono più rapidi nell'attuarla. E' cosi che nel 1998-99 nasce Gua Hatu Saka, la grotta più profonda dell'Indonesia. Forse non profondissima, -400 circa, ma maestosa nell'essere una sequenza di due enormi pozzi da quasi 200 metri l'uno. Qaundo lo scopro su International Caver, la sensazione è un misto di soddisfazione e rabbia. Il posto era buono non c'è dubbio, la grotta continuava, fermati da troppa acqua. Poi le Molucche hanno avuto cose più serie che parlare di grotte. Una lunga guerra civile a impedito ogni progetto. Questo fino agli ultimi anni. E' cosi, nonostante il gruppo sia solo di due, decidiamo con Guido, di andare a dare finalmente un occhiata sul posto, dopo tante notti passate a speculare su carte e foto satellitari. Due gli obbiettivi della perlustrazione: raggiungere le zone alte della catena del Manusela, per capire se esista un carso d'alta quota che ci possa far sognare, andare a vedere chi ha ragione tra le carte e le foto satellitari riguardo ad un grosso fiume che sembra scomparire nel nulla nella parte occidentale dell'Isola. A casa un mese sembra sempre tanto tempo, poi quando sei in foresta, tra acqua e fango, t'accorgi che probabilmente non basterà a fare molto. Le zone alte sono veramente lontane, cinque giorni di cammino non ci bastano per raggiungere uno degli altopiani che avevamo identificato. Giriamo nelle zone sommitali di q.3000, il calcare non manca, anche i campi chiusi, magari mancano gli ingressi, considerata la lontananza avevamo sperato in qualcosa di più facile da identificare una volta sul posto. Dire se c'è o non c'è qualcosa non è facile. Si dovrebbe rimanere in zona per molto tempo, inoltre neanche i locali vengono da queste parti, quindi chiedere non funziona neanche per i nomi delle montagne. Tanto per buona parte del tempo sono immerse nella nebbia. Identifichiamo alcuni piccoli ingressi fino a q.2800, forse spostandosi di alcuni giorni di cammino verso ovest le cose potrebbero migliorare, cerchiamo di capire le possibili vie d'accesso, ma per questa volta abbiamo altri quattro giorni di cammino per tornare alla prima strada. Come al solito, le segnalazioni compaiono quando sei sceso, e cosi a Kaniketh ci raccontano di Way Uaulè, una cascata che esce dal 'corpo della montagna'. Un posto in cui si può entrare, nella valle che divide il monte Binaja dal monte Murukele, posto sacro per gli abitanti. Pare che dietro la cascata ci sia anche la grotta, o cosi ci piace capire, in una sequenza di traduzioni a cascata da una lingua all'altra. Peccato che ora noi si sia giù e lei sia rimasta su. Qui tutto si misura in giorni di cammino, quasi sempre molti e incerti. Decidiamo quindi di buttarci sul secondo obbiettivo, nella parte occidentale dell'isola, apparentemente più comodo, sicuramente più in basso come quota. Alcuni giorni dopo, una volta lasciato il villaggio di Taniwell sulla costa e persi nella foresta risalendo il fiume Sapalewa, cominciamo a pensare che a Seram non ci siano cose vicino alla strada. In teoria la parte occidentale dell'isola non è neanche calcarea, o almeno le carte geologiche non lo sanno. I nostri dubbi si sciolgono difronte ai coni di Hatu Tosiwa e alle pareti del Towile Bou Bou. Il calcare c'è eccome, e anche per parecchi chilometri. Anzi si tratta probabilmente di una zona carsica di almeno 500 km2. Un carso a coni maturo, in certi punti smantellato, con coni isolati, al centro forse più compatto, ma che comunque parte dal mare e sembra raggiungere i 1200-1400 metri di quota. L'unico dubbio che ci portiamo dietro risalendo il Sapalewa e se ci farà lo stesso scherzo del monte Binaja, o se questa volta si lascerà scavare dal grande fiume che sembra attraversare  una parte di coni. Quando dopo un paio di giorni di cammino ci troviamo difronte all'uscita del fiume le risposte sono superlflue. Il buco c'è, il problema è che con oltre 60 metri cubi d'acqua che escono, la situazione c'appare simile a quella vissuta da inglesi e francesi a Nare in Nuova Britagna. Siccome abbiamo lasciato a casa il cannone lancia arpioni per passare sull'altra sponda del fiume, siamo obbligati a fermarci alla prima cateratta, quasi stessimo risalendo il Nilo. Anche sull'altro lato del monte, dove il fiume entra, le cose non migliorarno. Il fiume precipita in fondo ad una forra enorme, in un portale alto circa un centinaio di metri. Di seguirlo camminando non se ne parla. Se solo pensi di metterci un piede dentro, già ti ritrovi al mare. Non a caso Sapalewa in lingua locale vuol dire 'grande fiume'. Abituato ai trafori tropicali in 'Laos Style', comodi posti per vecchietti, enormi, anche pieni d'acqua, ma dove cammini pigramente o nuoti a dorso tipo piscina, questo posto mi lascia vagamente perplesso. Acqua bianca, rapide più più, aspre, molto aspre. Per passare da queste parti e attraversarlo ci sarà da faticare parecchio. Nei periodi di secca pare che non ci si possa sperare, siamo già nella stagione secca, quindi appare molto improbabile che qualche essere umano autoctono abbia mai avuto l'insana idea di entrarci per attraversarlo. Mentre risaliamo la vallata, tra un sentiero e una fangaia finiamo a camminare su una strada lastricata, una massicciata in pietra alta diversi metri. Ormai completamente spersa nella foresta. La guida che è con noi ci dice che si tratta di una delle antiche strada olandesi che collegavano le due coste dell'isola. Difficile dire quando sia stata costruita. Qui gli Olandesi hanno preso il potere alla fine del '600 e se lo sono tenuto per tre secoli. A questo punto ci ronza in testa un pensiero. Percorrerlo 'no', ma conoscerlo 'si'. Vuoi vedere i gli antichi governatori di Seram, i funzionari della VOC, ne sapevano più di noi? Una volta tornati alla civiltà, ci buttiamo nella ricerca delle antiche carte coloniali. Alcune l'avevamo già trovate per la zona del massiccio centrale, c'erano sembrate utili per la toponomastica, ma per la parte occidentale dell'isola non le avevamo considerate utili. Sbagliavamo di grosso. Battere e levare, le cose si perdono e si ritrovano. E' cosi dopo oltre cento anni sulle antiche carte di fine '800 e dei primi del '900 ritroviamo nella leggenda una curiosa dicitura O.L. sciolto come 'Onderaardesche loop' che in olandese si legge 'corso sotterraneo'. Sulle carte, sparse nei pressi del Sapalewa e non solo, tante piccole sigle O.L. fanno capolino tra un fiume e l'altro, punteggiando le montagne di West Seram. Non c'è che dire, facciamo i nostri piu sentiti complimenti ai topografi dell'epoca, in particolare alla spedizione che per ultima topografò l'Isola dal 1917 al 1922. A questo punto non ci resta che tornare in Italia per prendere alcuni chilometri di corde e organizzare una buona banda. Le isole delle Spezie ci vedranno ancora, la storia è appena iniziata.

 ©SocietàSpeleologicaSaknusem_2012

Chiodi di garofano e fiumi perduti

Una delle cime del Binaja (q.3050) e l'altopiano di q.2600

L'area sommitale del monte Binaja_ Manusela Range_Way Fuku

La gola del Sapalewa appena uscito dalla montagna


Il Sapalewa dalla risorgenza: West Seram_Taniwel













lunedì 25 giugno 2012






mercoledì 13 giugno 2012

Gua Sapalewa

Notizie da Seram, dopo venti giorni di foresta siamo tornati in posti connessi con il resto del mondo con buone notizie. Nelle foreste del nord ovest dell isola abbiamo trovato qualcosa che assomiglia a uno
dei fiumi sotterranei piu grandi esistenti, almeno a noi non e venuto in mente nulla di piu grande. Nella stagione di secca, il Sapalewa portava sottoterra qualcosa tra i 50 e gli 80 metri cubi al secondo, raccolti in un bacino a monte di circa 250 km quadrati. Tutta questa simpatica acqua entra rombando in un portale di circa 100 metri d altezza per 50 di larghezza. Una forra enorme, in cui il fiume scorre sul fondo largo un ventina di metri con una violenza bestiale. Siamo andati anche dall-altra parte dove esce, e qui siamo entrati per circa mezzo chilometro, sfruttando una vasta sala cengia asciutta fino ad una cascata che assomiglia alle cateratte del Nilo. In giro per la montagna abbiamo trovato alcuni ingressi alti da collegare sempre di dimensioni equatoriali. Conoscendo i fiumi sotterranei del Nam Hin Boun e dello Xe Bang Fai in Laos, che sono grossi, posso dire che questo e molto piu grosso per volume d acqua...  A presto le prime foto.

Andrea e Guido da Seram - Maluku

martedì 15 maggio 2012

Di partenza per Seram...

In attesa di chiudere lo zaino, un pò di gastronomia locale non fa male. Imparare prima di partire per esempio come si cucina il famoso cous cous bat... e proprio vero che i pipistrelli sono animali utili!




lunedì 12 marzo 2012

Progetto Lapis Speculari: Ad Speculum
























"... ma poi è stata trovata in Cipri, in Cappadocia, i Sicilia e novamente anco in Africa..."

Sempre seguendo le tracce di Plinio, nell'ambito del progetto di ricerca sulle miniere di Lapis Specularis, il gruppo Speleo di Casola Valsenio, insieme al Gruppo Acheloos, ha portato a termine una breve survey in Tunisia per identificare le possibili zone d'estrazione. Sebbene Plinio parli apparentemente di africa in modo generico, nel momento in cui scrive, viene chiamata provincia dell'africa proconsolare, proprio e solo il territorio dell'attuale Tunisia. Solo molti secoli dopo, l'antica Ifriqiya, andrà a indicare l'intero continente. In Tunisia è stata identificata l'area attorno all'attuale città di Gasfa, l'antica Capsa romana, come la più promettente. Sebbene il gesso sia infatti ampiamente presente nel paese, solo in questa zona sembra presentarsi sotto forma di gesso secondario trasparente. Le ricerche si sono concentrate nella zona ad ovest di Gasfa, nell'area montuosa tra il Jebel Chouabine e il Jebel En Negueb. Proprio in questa zona si trova l'oasi di Shabika, riportata nella antica Tabula Peuntigeriana, con il nome romano di Ad Speculum. Allo specchio. Ed è proprio dell'uso anche per fare specchi, della Lapis Specularis che ci parla sempre Plinio, riportando re Giuba II, re di Numidia e Mauritania. L'abitato di Ad Speculum_Shabika è stato fino ad ora interpretato archeologicamente in modo vago, come un possibile posto di vedetta sul Limes Montensis, , da cui scambiare segnali. Il problema di d'interpretare il nome 'lo specchio' ha quindi portato a pensare all'uso di specchi proprio per scambiare questi segnali. La nostra ricerca sul posto ha però evideziato, che proprio l'area di Shabika, è particolarmente ricca di grandi lastre di Lapis Specularis, estratte ancora oggi per il mercato dei minerali nell'area adiacente all'oasi. Qui a differenza delle miniere spagnole e italiane, che si sviluppano all'interno del banco gessoso, il gesso secondario si presenta inglobato nelle argille verdi. Ed è proprio nelle grandi bancate d'argilla che i cercatori di minerali, identificano le aree dove estrarre le lastre, scavando lunghe trincee, profonde anche diversi metri alfine di svuotare l'interstrato. Ed è proprio seguendo i riflessi del sole sui frammenti delle lastre, che abbiamo identificato alcune di questi luoghi scavo, che nelle colline aride e chiare, risaltavano come punteggiati di specchi. La qualità e la purezza delle lastre, appaiono in tutto simili a quelle dell'area della Vena del Gesso, e anche le dimensioni le rendono compatibili con l'uso come sostituto del vetro. Purtroppo proprio la tipologia d'estrazione, non in grotta, ma tra argille, rende difficile identificare i siti antichi rispetto a quelli recenti. Le grotte naturali presenti in zona sono state riviste, ma nessuna si sviluppa nella bancata dei gessi saccaroidi che è presente in zona, e sebbene presentino indizzi archeologici non presentano tracce d'estrazione. Inoltre la zona si presenta estramamente mineralizzata e bisogna prestare attenzione alle traccce lasciate da altre lavorazioni, come nel caso delle grandi miniere di fosfati, o della ricerca di geodi. Una buona possibilità di identificare siti antichi, in questo caso potrebbe venire dalla ricerca di petroglifli e incisioni nell'area montuosa attorno all'oasi, o nei pressi dei grandi strati rocciosi verticali. La presenza di alcune incisioni ci è stata infatti testimoniata dai locali, ma purtroppo il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di verificare direttamente. Sebbene si tratti ancora di una ricerca fatta d'indizzi, ci sembra plausibile immaginare che l'area attorno alla città di Capsa, già importante polo minerario romano, potesse fornire anche la rara e pregiata Lapis Specularis.

 ©SocietàSpeleologicaSaknusem_2012

martedì 31 gennaio 2012

Molucche 2012

Partirà il 23 maggio la prima pre-spedizione nelle Molucche centrali (Indonesia) con destinazione l'area del monte Binaiya, la grande catena montuosa nell'isola di Ceram. Si tratta di una zona carsica pressochè sconosciuta posta all'interno del Parco naturale di Manusela. La scarsità di strutture, la necessità di lunghi spostamenti a piedi per raggiungere le zone sommitali intorno ai 3000 metri, hanno reso necessario pensare ad una spedizione esplorativa che possa identificare i possibili obiettivi, i tempi ed i materiali migliori. La spedizione resterà in zona fino alla fine di giugno.