giovedì 30 agosto 2012

La grotta di Venere: brevi riflessioni


La grotta di Venere


Particolare del livello di riempimento: si notino le tracce di lavorazione sia sopra che sotto il livello concrezionato


La grotta di Venere è una piccola cavità praticamente quasi completamente artificiale, situata nell'area di Monte Mauro (Vena del Gesso), a pochi metri dalla più conosciuta grotta dei Banditi. Cavità importante per i numerosi ritrovamenti archeologici che ne attestano una frequentazione che dal bronzo si protrae con continuità nel periodo romano e successivamente.  Se l'uso di quest'ultima cavità è stato oggetto d'ampio dibattito, proponendone un uso abitativo, o almeno come riparo temporaneo per gruppi di cacciatori, cosa probabile almeno per il periodo più antico, non è invece facile verificare che tipo d'uso possa esserne stato fatto nei tempi successivi, a cui potrebbero corrispondere i numerosi adattamenti e modifiche che si rinvengono. A complicare le cose si è quindi posta questa piccola cavità situata alla base della medesima parete, a poche decine di metri di distanza. Come si vede dalla foto, si tratta di una cavità a sezione ellittica, (da cui in modo un pò triviale è derivato in tempi contemporaneo il nome stesso), apparentemente impostata su una frattura, di cui ci è ignota la forma originale in quanto entrambe le pareti si presentano lavorate, costituita attualmente da una sola galleria diritta, larga mezzo metro e alta circa 2, di lunghezza inferiore ai dieci metri, che termina su un piccolo saltino in corrispondenza di una nuova frattura perpendicolare. Scoperta alcuni anni fà, in origine presentava un grosso deposito di riempimenti di terra e frammenti, che in parte la riempiva. Purtroppo il deposito è stato completamente rimosso a seguito di uno scavo, perdendo probabilmente molte informazioni importanti. A testimoniarlo resta solo il livello sulle pareti, in parte concrezionato. Proprio l'osservazione di questa traccia pone alcune domande: in primo luogo si nota in modo evidente che la lavorazione composta è da solchi paralleli, prodotti con molta probabilità da uno strumento metallico, in tutto simili a quelli presenti nei siti estrattivi di Lapis. Solchi che si presentano continui sia sopra che sotto il livello di riempimento stesso. Questo ci permette chiaramente di immaginarli abbastanza antichi, e ci obbliga a domandarci come si sia formato il riempimento. Sempre sulle pareti, possiamo vedere che la traccia concrezionata delimita nettamente i solchi 'puliti' inferiori, da quelli 'concrezionati' superiori. Questo ci porta a immaginare il riempimento come 'coevo' del periodo di lavorazione, o almeno successivo in tempi relativamente brevi. Se la galleria si presenta orizzontale o lievemente in salita, il riempimento invece si presenta orientato come un conoide che punta verso l'interno con la parte più alta in corrispondenza dell'imbocco. Il problema è che l'imbocco attualmente si apre su una parete praticamente verticale, e sospeso a circa un metro e mezzo dall'attuale piano di campagna. Prima ancora che domandarci a cosa possa essere servito questo 'scavo' bisognerebbe domandarsi perchè l'ingresso non tocchi neanche 'terra' e si trovi sospeso, costringendo ad una scomoda 'arrampicata' per entrarvi. Al protagonista del film 'Ritorno al Futuro', viene spesso rimproverato di non pensare in termini quadridimensionali, cioè di escludere al variabile tempo dall'analisi del territorio. Fare uno sforzo di fantasia in questi termini forse potrebbe essere un idea. Forse l'ingresso 'attuale' non è l'ingresso 'originale' ma solo un moncone dell'opera, così come spesso ritroviamo monconi di grotte sospese o tagliate a metà delle pareti. I tempi ovviamente sono diversi, ma anche la roccia, ed il gesso, e le rupi di gesso in particolare, evolvono abbastanza rapidamente. Si potrebbe a questo punto immaginare che la parete possa essere 'arretrata' anche di poco, facendo scomparire un paleo-ingresso, questa volta a pozzo che immetteva nella galleria che oggi ritroviamo tagliata. Se così fosse, i riempimenti sarebbero 'caduti nel pozzo' e raccoltisi alla base si sarebbero naturalmente disposti verso il fondo. Ovviamente si tratta di una ipotesi, che però potrebbe dare un senso anche ad alcune nicchie poste nei pressi dell'ingresso su entrambe le pareti, che potrebbero avere assolto la funzione di 'scalini' per scendere dall'alto. O almeno cosi viene in mente paragonandoli a quelli trovati nella grotta della Lucerna e non solo, per scendere i salti verticali. Ovviamente potrebbero essere serviti anche per chiudere l'ingresso apponendo una sorta di cancello, ma utilità a parte, resta da spiegarsi perche la galleria appare 'scomodamente' sospesa. Attualmente pare che siano ripresi lavori di scavo nella grotta, nell'idea che l'attuale fondo nasconda altre prosecuzioni. Non so dire se la cavità sia ostruita o semplicemente termini, la prima impressione che ho avuto l'anno scorso è stata che terminasse, ma il bello delle scoperte è sbagliarsi per poter scoprire di nuovo dell'altro. Riguardo alla funzione, sull'onda del momento viene ovviamente da pensare che possa trattarsi di una attività estrattiva, anche se a onor del vero le tracce di gesso in lastre sono abbastanza scarse, solo alcuni resti su pavimento e pareti nonchè alcuni frammenti in esterno. In tutti i casi, credo si debba ragionare anche in relazione alla presenza della grotta dei banditi, per elaborare un ipotesi realistica. Speriamo soltanto che questa volta si presti maggiore attenzione ai depositi e all'integrità del sito. Per rompere la 'monotonia' degli articoli legati alla Pietra dello Specchio, che ormai sta diventando un pò inflazionata, la prossima volta vediamo di ragionare di arte rupestre. Petroglifi e incisioni sulla Vena del Gesso? Boh... perchè no....