venerdì 24 agosto 2012

Lapis Specularis nella Valle del Senio

Frammenti di Lapis provenienti dalla parete


Le nostre ricerche sono partite dall'area di Monte Mauro,  fino ad ora, il grosso delle tracce di estrazione mineraria ritrovate si sono quindi  concentrate intorno alla vallata della Sintria. Se da un lato alcune peculiarità geologiche della zona facevano pensare a motivi oggettivi, dall'altro era anche vero che le stesse ricerche avevano puntato principalmente su quella zona. Allargando il raggio d'azione, a  ben cercare cominciano infatti a venir fuori tracce di attività mineraria antica anche nella valle del Senio. Precisamente nel Comune di Casola, sono almeno tre i siti, tra nuovi e vecchi rivisti con occhio nuovo, candidati ad essere antiche miniere di 'selenite'. Su uno in particolare si può teorizzare che abbia mutato nel tempo funzione, venendo progressivamente adattato anche morfologicamente. Da saggio estrattivo a fornello di cottura del gesso e quindi a riparo per animali.  Guardando bene, quello che a prima vista sembrerebbe un semplice riparo, si può notare che in alto si rinvengono ancora tracce di due canali di volta 'naturali' di piccole dimensioni; proprio il tipo di morfologia identificata e seguita per le esplorazioni minerarie. Da questi canali sembra che il lavoro di allargamento sia proseguito verso il basso creando un ampio volume artificiale nella direzione stessa del canale. Sulle pareti le cristallizazioni di lastre sono evidenti in più punti. Da  questa possibile funzione originaria, lo spazio potrebbe essere stato usato come fornace stessa di cottura del gesso, come dimostrerebbero le abbondanti tracce di cottura delle pareti stesse, nonchè le forme arrotondate di alcune 'camere'. L'ultima funzione, come riparo per gli animali è contemporanea, e si giustifica anche in ragione di una circolazione d'aria fredda, uscente in estate, che proviene proprio dal moncone naturale del canale di volta, e che rende il posto fresco nelle giornate più calde. Non appare invece giustificato lo sforzo di scavare ex-novo un tale volume come riparo per animali. Difficile come al solito datare l'origine, anche se la presenza di una rete di sentieri e insediamenti antichi nella zona fanno sperare. Difficile anche separare le funzioni di estrazione delle lastre di Lapis Specularis, dall'eventuale cottura di parte del materiale, in quanto come ci ricorda il buon Plinio:

"Ma s'è trovato, che'l migliore di tutti (i gessi) è quello che si fa di pietra speculare, o che habbia tale scalia. Adoperasi il gesso subito ch'egli è mole, perchè a un tratto si rapiglia e secca nondimeno comporta, che di nuovo si pesti e si riduca in polvere. Il gesso è molto gentil cosa per fare figurine, fogliami e ghirlande de gli edifici"

Come dicevo nella cavità si trovano tracce di cristalli, ma il grosso lo si trova appena fuori, a pochi metri dall'ingresso, sulla parete, che brilla al sole e ogni tanto frana a terra; una grande vena in cui si distinguono bene le lastre di buone dimensioni e anche discreta trasparenza. Se effettivamente si trattasse di un sito d'estrazione, non è quindi difficile immaginare una attività di coltivazione in parete, con occasionali saggi di scavo. La carta della Vena del Gesso con il tempo si va riempiendo delle posizioni di nuovi siti archeologici sicuri o possibili, contribuendo a dare una prospetiva nuova sulla frequentazione umana di queste zone. Purtroppo sull'ubicazione di questi nuovi siti, per varie ragioni, per ora dobbiamo mantenere un certo riserbo.