martedì 10 aprile 2018

La comparsa dei primi uomini secondo il clan degli Arne del villaggio di Arne.

Un uomo si chiamava Chtrumpras. Un giorno arrivò a un fiume con il suo ragazzo. Il bambino stava salendo su un albero mentre il padre aveva poggiato le sue trappole per i pesce sul terreno, e si era recato a prendere l'erba per costruire le esche. Il Dema dell'acqua Amos, uscì dal fiume e si mutò in forma umana. Indossava il frutto di una liana al collo, mentre nel naso portava infilata una conchiglia bianca. Amos andò alla trappola, vide il bambino e chiese: "Chi sei? Dov'è tuo padre?". "Sta andando a prendere erba" Rispose il ragazzo. "Entro cinque giorni voi dovrete fare una festa di Sepiach Sif!" Disse Amos. Quando il padre tornò, il bambino gli disse della persona nera che era emersa dall'acqua con un frutto come una collana e con un anello di conchiglia infilato nel naso e che ora era tornato sott'acqua. Il padre catturò molti pesci, che furono portati presso la casa di Sif e li affumicati. Cinque giorni dopo, la festa ebbe luogo, e Amos, emerse nuovamente dall'acqua e si unì al gruppo della gente in festa. Entrò quindi nella casa dove sedevano gli anziani, bevendo vino di palma. Il bambino sbirciò dalla porta e lanciò un grido: "Eccolo è qui di nuovo!" Amos furibondo scagliò via il frutto che si frantumò al suolo. Subito l'acqua cominciò a sgorgare e uscire da esso, e in poco tempo affogò tutti gli abitanti. Tutto si fece scuro e tenebroso. Una donna Kak, un cuscus, aveva dato alla luce recentemente un bambino in una casa Krà, presso la cima della montagna Tafajat. Lei sentì il rumore dell'acqua che saliva, quindi prese il suo bambino e si arrampicò su un piedistallo per seccare il cibo. L'acqua aumentò ed entrò nella casa fino a che ricoprì il piedistallo di legno che cadde nell'acqua e fu preso da Amos nel suo occhio. Allora Amos si girò per uscire e tutta l'acqua affondò scomparendo dalla casa. Tra tutte la gente, lei sola con il suo bambino ed un cane si salvò. Ma non aveva nessun luogo dove andare finché non fosse giunta la luce e l'acqua si fosse ritirata nel profondo. Il cane allora entrò nell'oscurità di un albero cavo, e annusò la sua strada lungo un sentiero nel sottosuolo, fino a quando giunse in un vecchio campo bruciato, ora abbandonato. La sera il cane tornò da dove era entrato e la donna vide che la cenere e il carbone del campo bruciato si erano appiccicati al suo pelo. Si chiese se forse lo stesso avesse vagato in una terra non più paludosa. Quando cominciò a fare giorno, la donna prese una lunga corda e la legò intorno a una delle gambe del cane. Lasciò quindi che il cane andasse avanti, nuovamente attraverso il foro, e lo segui nell'oscurità, finché tutti arrivarono nel campo bruciato. I tre allora rimasero, li fino a quando il bambino crebbe e divenne adulto. Nel mondo non c'erano altre persone, cosi lui fece l'amore con sua madre. Essa diede alla luce cinque bambine e cinque bambini, che si sposarono tra loro. La donna divise alla nascita i bambini, e gli diede i nomi che erano stati dati ai vecchi gruppi che erano esistiti nella casa delle cerimonie. Alla loro nascita l'uccello Krok, posato su un albero di Casuarine, disse: "Krok, Peùf, Krok Charumprés" La donna sentì cosa aveva detto, e al primo bambino che usci, fu dato il nome Charumprés e andò a Sekior. Poi Pefù che ando ad Arné, Quindi Periét, che si reco a Sit, luogo dei Semunia. Peùf si sposò, generando un figlio Chejasé, che sposò Sapan Murafer e partorì due figli, Chasiàn e Arnéji. Chasiàn sposò Oio Karea, partorendo i figli Majuoch, N'Take-Unerui e le figlie Sefano. Chaja e Sasej. I figli di Arneji furono Wara, Jochomes e Tioch, la cui moglie Chofo proveniva da Tchopa. Chasiàfan ebbe due mogli. La seconda, Chabu Tchopa, partorì un figlio, Kamsafo, che sposò Chara Sekerit. Chara partorì il figlio Unerit Serar, Chojsemana, Waref e la figlia Manat Mares. 


Mito raccolto da J. E. Elmberg, 1968



 


Il piano del mondo di sopra e quello del mondo di sotto si fondono e s'intrecciano nelle storie e nelle mitologie dei Mej Prat e dei Mej Mare. Fare speleologia, esplorare e percorrere grotte in Nuova Guinea, nel plateau di Ajamaru e nel Mare, vuol dire intrecciare luoghi e genealogie, grotte e clan, demoni delle acque e Kak. Le grotte in questi luoghi non sono solo vuoti tra la roccia, bensì sede di forze potenti, rosse come il sangue e la generazione. Il mondo di sotto è capace di inghiottire enormi fiumi come il Kali Auk, ma è anche collegato al mondo degli uomini attraverso il cavo degli alberi o le loro radici. Nel mondo di sotto il sole viaggia ogni giorno, lasciando il mondo di sopra nelle tenebre della sua eclissi. Dal mondo di sotto, guidate da Amos, provengono le acque che sorgono e irrompono improvvise distruggendo a volte il mondo degli uomini. Le grotte sono il luogo dove si avviano i fantasmi dei defunti, ma anche il centro da cui sono usciti gli antenati dell'umanità che si sono sparsi nelle quattro direzioni, restando allo stesso tempo tra loro collegati proprio attraverso l'infinito reticolo del sottosuolo.