martedì 13 ottobre 2015

Nuove e vecchie grotte in Vietnam...


Il Vietnan e le sue grotte negli ultimi anni sono balzati agli onori delle cronache diventando argomento per video e articoli ben oltre i confini del mondo speleologico. L'esplorazione ad opera del gruppo di speleologi inglesi guidati da Howard Limbert della grotta Son Dong, definita la più ampia del pianeta per ambienti e volume, ha portato la remota regione di Quang Binh nel Vietnam centrale all'attenzione globale. Una presenza quella della speleologia nel paese che però ha radici ben lontane e radicate. Da quando le condizioni geopolitiche lo permisero, ovvero dal dopo '89, gruppi e bande di speleologi di mezza Europa e non solo si misero a percorrere le sterminate ed inesplorate regioni carsiche del paese. Luoghi e grotte che fino a quel momento avevano avuto ruolo e utilità solo come rifugi e basi durante la rivoluzione prima e la guerra dopo. Proprio gli Inglesi di Howard Limbert furono tra i primi nel 1990 a battere sistematicamente il paese, partendo però proprio da quella provincia che tante soddisfazioni gli avrebbe dato. In venticinque anni di spedizioni e costanza hanno infatti collezionato oltre 130 chilometri di grotte di dimensioni sempre esagerate. 




Ma non furono i soli, ed anche noi italiani fummo tra i primi a subire il fascino di quei luoghi. Già dal 1994 una spedizione nazionale esplorava nel nord del paese. Io vi approdai l'anno successivo, nel 1995. Non erano molti anni che andavo in grotta, ed era la prima spedizione tropicale a cui partecipavo. Erano tempi in cui ancora si riusciva a mettere insieme bei gruppi numerosi, e cosi in nove passammo un mese a collezionare chilometri per la spedizione Cao Bang '95.I nostri obbiettivi erano li tutti da esplorare, tra le montagne al confine con la Cina, sotto forma di fiumi che scomparivano in ogni angolo delle carte topografiche. Un vero paradiso per un giovane e novello esploratore.  Mi ricordo che già all'epoca gli inglesi avevano trovato il loro 'mostro' un grottone di oltre quattordici chilometri, in quel momento la più lunga del paese. Il nostro chiodo fisso era chiaramente di trovarne una altrettanto lunga e magari qualche metro di più. 




Le carte in regola le avevamo anche, e durante l'esplorazione del traforo di Can Yem ci sperammo seriamente. Un simpatico fiume scorreva dalla Cina verso sud scomparendo in un bell'inghiottitoio che faceva sperare in molti chilometri. Una esplorazione strana, compiuta quasi a staffetta in un reciproco scambio di informazioni tra italiani e francesi, con Marc e sua moglie che alcuni mesi prima avevano esplorato uno degli ingressi e ci passarono l'informazione. E cosi gli ultimi giorni di dicembre ci troviamo in quattro a percorrere le enormi gallerie di quello che diventerà il sistema Ban Chang - Ban Ngam. Un simpatico fiume ci tiene compagnia tra gamberi e granchi, quasi sempre si cammina, ogni tanto si nuota, l'acqua è quasi calda per noi abituati alle temperature europee, invita al bagno. Ad un certo punto, dietro l'ennesima ansa l'acqua cresce e si trasforma in un grande lago. C'è ovviamente paura del sifone, ma con un pizzico di fortuna ed una buona stagione secca, sul fondo di quel lago c'è uno spiraglio. Forse venti centimetri d'aria, il lago è grande, lo spiraglio piccolo, ma l'aria passa tu li ed è tanta. C'è una certa perplessità, ma non si può non tentare, dietro c'è del nero e sembra allargare. Mi levo il casco e cercando di tenera fuori dall'acqua la fiamma della carburo ed almeno il naso comincio a passare. Non ricordo se fosse necessario nuotare, ma ricordo che per fortuna il passaggio era corto, quasi una grande lama e appena dopo l'ambiente tornava grande. Non c'è stato bisogno di molti urli per convincere gli altri a passare e cosi vinta ogni remora nei confronti dell'acqua underground abbiamo continuato strabuzzando gli occhi e calcolando a mente i chilometri percorsi. Alla fine la luce ed eccoci che usciamo tutti sulla via principale del villaggio da cui eravamo partiti, tra bambini che giocano e donne che lavano i panni nella risorgenza al centro del paese. I chilometri c'erano purtroppo erano solo quattro ed il mostro inglese era ancora lontano. Tredici o quattordici chilometri li esplorammo in totale in quella spedizione e non furono pochi, ma uno sfizio riuscimmo comunque a togliercelo, visto nacque allora anche Mu Cai Shaft ovvero un bel -300 che divenne subito la più profonda del Vietnam. Un primato rafforzato dalla successiva spedizione italiana che l'anno successivo esplorò 'Basta Noodless' fino a -528. Una bella profondità che ha resistito per molti anni al vertice delle classifiche dell'intero Sud est asiatico. Superata solo negli ultimi anni da un -600 sempre in Vietnam. Sono passati vent'anni da quella spedizione, ormai nel Vietnam si contano oltre duecento chilometri di grotte esplorate, ma luoghi e obbiettivi a cui puntare sono ancora tanti come dimostra la recente scoperta della Son Dong. Nel mondo i posti dove andare a giocare agli esploratori sono tanti e purtroppo molti più del tempo a disposizione, però ogni tanto, forse per nostalgie delle prime volte o forse perché tutti sappiamo che altre cose enormi si nascondono tra i suoi coni e le sue foreste, mi viene la fantasia di tornare a giocare tra le doline del Viet... chissà.