lunedì 19 febbraio 2018

Deepest Papua Project



Tra bozze di report e articoli i vuoti del fiume Aouk si stanno materializzando sotto forma di immagini e racconti; una storia che ancora attende il suo finale e che quindi ci vedrà tornare tra meno di un anno sulle nostre tracce. Ma per una storia di cui forse intravediamo la conclusione, altre se ne stanno aprendo. Così, dopo esserci domandati come viaggia e si comporta un gigantesco fiume sotterraneo e cosa ci si debba inventare per riuscire a cavalcarlo, adesso ci stiamo iniziando a domandare cosa succede se un fiume quasi altrettanto grande decide di inabissarsi a grandi profondità. Le montagne della Nuova Guinea raggiungono quasi 5000 metri di quota, con zone carsiche che superano i 4000, motivo questo che ha spinto la comunità speleologica mondiale a cercare fin dagli anni '70 proprio in quest'isola continente il primo -1000 dell'emisfero australe e perché no, anche la grotta più profonda del pianeta. La storia ha poi mostrato che le cose non sono mai semplici e le incredibili profondità delle grotte in Abkhazia rendono veramente difficile trovare luoghi al mondo con potenziali che superino i 2 chilometri di dislivello, però... se è vero che i posti sul pianeta dove poter cercare una cosa del genere sono pochi, è indubbio che la Nuova Guinea è uno di questi. Non è infatti difficile che nelle sue sconfinate catene montuose si possa nascondere una tale singolarità. Se è vero che Muruk, il primo -1000 australe è stato esplorato poco più di venti anni fa nella Nuova Britannia, sull'intera isola della Nuova Guinea (Indonesia e PNG) la grotta più profonda resta ancora il sistema di Mamo Kananda in PNG, con poco più di 500 metri di profondità. Realizzato dalle grandi spedizioni speleologiche degli anni '70, è grandioso nel suo sviluppo di oltre 50 chilometri, ma la sua profondità è veramente poca cosa rispetto al potenziale. Volendo fare speleologia tropicale, tra il dire e il fare c'è sempre in mezzo tanta acqua e tanta foresta e non sarà semplice, ma i presupposti per qualcosa di nuovo e di grandi ci sono tutti. Forse i tempi potrebbero essere maturi per andare a vedere cosa combinano tanti metri cubi d'acqua quando veramente decidono di scavarsi un abisso! 







Forse la prima carta quasi topografica della Valle di Baliem, realizzata dagli Olandesi nel settembre del 1956. La città di Wamena è ancora da venire, però le posizioni delle piste Airstrip ci sono già...con tanto di lunghezza e larghezza in metri, perché da queste parti l'importante quando atterri è essere preciso, molto preciso se non vuoi finire contro un albero o una parete. Si distinguono bene anche due dei fenomeni carsici attualmente più famosi della zona, anche se ancora in buona parte inesplorati: Il traforo del Baliem contraddistinto da un vistoso "Underground" e il corso sotterraneo del fiume Warok, reso celebre dall'articolo del 1945 sul National Geographic firmato dal colonnello americano Elsemore. Altra chicca storico geografica il lago di Archbold, ovvero lo specchio d'acqua dove riuscì per la prima volta ad atterrare con il suo idrovolante l'omonimo esploratore che nel 1938 scopri la grande valle di Baliem. Prima delle piccole piste in erba quel lago e poi quello di Habbena più a sud, furono gli unici posti dove poter atterrare e ripartire da questa valle perduta. Non a caso gli americani durante la seconda guerra mondiale, quando passavano sopra questi luoghi, l'avevano soprannominata 'Shangri Là'. Molte cose sono cambiate da allora, ma non proprio tutte...










Immagine satellitare della 'Fortezza' la grandiosa struttura tabulare che svetta a quasi 4000 metri nella zona di Baliem. Inesplorata negli anni '50 del secolo scorso, ancora adesso sembra essere veramente poco conosciuta, tanto da non avere nessun nome ufficiale sulle carte. In questa zona, tra enormi campi solcati, plateau e grandi torrenti che scompaiono, potrebbero nascondersi i sistemi carsici più profondi della Nuova Guinea. Durante la survey realizzata nel corso della spedizione Papua 2017 abbiamo iniziato a cercare di capire la zona. I primi risultati sul campo nonché lo studio di immagini e carte sono molto promettenti e ci fanno immaginare grotte con un potenziale di almeno 1200-1500 metri di profondità e grandi sviluppi. Quello che sta prendendo corpo è quindi un nuovo capitolo, un progetto di esplorazione Speleo-Geografico ad ampio raggio su questa parte di West Papua.