Quando passi da meandri di un metro a gallerie larghe oltre 50, la scala del disegno è un bel problema. Sopratutto se in barba all'esistenza di VIsualtopo, Therion e di tutti gli altri software di calcolo e restituzione grafica uno si vuole gustare il piacere di calcolare e disegnarsi a mano ciò che con il proprio corpo ha percorso ed esplorato. Senza necessariamente dover citare Martin Heidegger e la sua lode al gesto della scrittura manuale, se la grotta è uno spazio fisico e corporeo, spazio che nasce dal movimento umano e personale, anche il rilievo deve continuare a contenere tracce di tutto questo: gesti, movimento, incertezza. Cosi tra fogli e acquarelli prende corpo la nostra immagine del corso sotterraneo del Sapalewa del nostro movimento e della storia che vi abbiamo vissuto. Dalla galleria dei Pata Siwa al porto delle scimmie, dai traversi di Capo Horn al salone di Hainuwele: oggi tra goniometri e matite come ieri tra nuts e fettucce, alla ricerca della via per il Nunusaku.
Gua Cerme
8 anni fa